Pierre Putelli, mezzo secolo da fotoreporter

Pierre Putelli compie mezzo secolo da fotoreporter. Testimone, con le immagini, di chissà quanti eventi e luoghi, di città e provincia
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Quella mattina del 28 maggio 1974 Pierre Putelli entrò in piazza Loggia con soltanto sette fotogrammi nella sua Rolleiflex e nemmeno un rullino in tasca. Non doveva coprire il servizio per il Giornale di Brescia. Una manifestazione sindacale, come tante in quegli anni. Pensava a qualche scatto, per esserci e soddisfare la sua passione professionale. Il tempo di uscire dal portico del Monte di Pietà ed ecco lo scoppio, il fumo, l’odore, il sangue. La tragedia. «Cominciai a scattare foto, finite le mie sette chiesi un rullino a Silvano Cinelli, il mio maestro».

Pierre Putelli compie mezzo secolo da fotoreporter. Testimone, con le immagini, di chissà quanti eventi e luoghi, di città e provincia. Soprattutto cronaca nera, ma non solo. Il calcolo dei 50 anni è preciso: «Entrai da Foto studio Cinelli il 2 gennaio 1964 come ragazzo di bottega, a 16 anni». Apprendista per modo di dire, visto che aveva già imparato i rudimenti del mestiere dal cognato Lelio, con studio in via Milano di fronte alla Caffaro: «Sapevo scattare, sviluppare e stampare». Una passione nata da ragazzino, proprio fra gli acidi nella camera oscura di Lelio.

Cinelli forniva i servizi al Giornale di Brescia: «Un fotografo di cronaca straordinario, che mi ha insegnato tanto». Ad esempio ad avere un punto di osservazione individuale: «Bisogna mettersi in alto, mi diceva, per avere una visione completa ed originale della scena da fotografare». Pierre è rimasto fedele a questa impostazione: se durante un servizio lo si perde di vista spesso basta guardare in alto, verso una finestra, un muretto, una scala... Altro consiglio: «Quando vedi qualcosa che ti colpisce, diceva Silvano, scatta subito. Poi gira intorno alla scena, riprova. Ma ricorda: è la cosa che ti colpisce subito quella che devi fissare».

Il fotoreporter non è un semplice fotografo. «Devi fare immagini efficaci, senza sprecare tempo, perché i quotidiani non aspettano». Quel 28 maggio 1974 le foto di Putelli fecero il giro del mondo. La Strage è il suo peggior ricordo professionale. «Quando lavori devi pensare soltanto a ciò che stai facendo, conservando però sensibilità e rispetto». Così anche quella mattina: «Poi, nella camera oscura, piansi come un bambino per la rabbia e il dolore. Come si fa a massacrare persone innocenti in quel modo? È stata l’unica volta che ho pianto».

Incidenti stradali, omicidi, suicidi, disgrazie di ogni tipo... «Ma anche sport e spettacoli, sempre per il Giornale di Brescia». Insieme a Bruno Massadi, con il quale aveva fondato lo studio Eden di via Crispi nel settembre del 1967. «Un’esperienza bella e faticosa, tanto lavoro e tante soddisfazioni. Credo di avere dato molto e ricevuto altrettanto dal GdB». Sono di Pierre Putelli le uniche immagini dell’attentato in piazzale Arnaldo, il 16 dicembre del 1976, costato la vita ad una donna. Naturalmente c’è stato spazio anche per la vita privata: il matrimonio con Lucia («Dopo 34 giorni di fidanzamento!»), la figlia Barbara.

Con Eden la collaborazione è proseguita per un decennio. Nel 1977 la decisione di aprire il negozio Foto Pierre in via Chiusure. Fino al 2008, quando è tornato a collaborare prima con Eden e poi con New Eden Group. «In questi cinquant’anni ho visto Brescia cambiare, eccome». L’urbanistica, certo, ma anche la gente. «Un tempo mi sembrava più disponibile. C’era una umanità più popolare. Ricordo la vivacità del Carmine, i portoni aperti in via Musei, i filobus...». Niente nostalgie comunque, perché domani è un altro giorno per un nuovo clic. Con lo stessa passione da fotoreporter.

Enrico Mirani

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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