Picchia e violenta la fidanzata incinta: evade dai domiciliari prima del braccialetto elettronico
Firmando l’ordinanza di custodia cautelare il giudice Gaia Sorrentino il 18 dicembre scrive: «Risulta concreto e attuale il rischio che non adeguatamente controllato l’indagato possa nuovamente fare ricorso ad atteggiamenti violenti, con grave pregiudizio dell’incolumità e della serenità della persona offesa».
Accusato di violenza sessuale, maltrattamenti e stalking nei confronti della ex fidanzata all’ottavo mese di gravidanza, l’indagato è però sfuggito al controllo.
«Fai la fine di Viktoria»
Adhurim Krasniqi, muratore di origini kosovare di 29 anni, è evaso dagli arresti domiciliari, concessi «per la giovane età e la sua condizione di incensuratezza» ed è scappato poco prima che gli venisse applicato il braccialetto elettronico previsto al momento dell’arresto. L’uomo è quindi ora in fuga e ricercato a livello nazionale ed internazionale.
La vittima, che dovrebbe partorire entro tre settimane, è stata messa sotto protezione dai carabinieri e si trova in una struttura della provincia. É terrorizzata dal fatto che l’ex possa tornare. Quell’uomo che, come raccontato in denuncia, l’ha picchiata, costretta a rapporti sessuali anche durante la gravidanza e poi minacciata di morte dopo la fine della relazione.
«Puoi sposare dieci uomini ma se sono vivo io non ti può tenere nessuno. Mai» le scriveva. O ancora: «Tu sarai sempre mia», «Io non ti lascio mai nella tua vita. Devi saperlo molto bene». Alle amiche della ragazza diceva: «Non la tocco solo finchè nasce il bambino».
La ragazza, 28 anni dell’Est, lavorava fino a poco tempo fa nello stesso bar frequentato da Viktoria Vovkotrub, la badante di 42anni, uccisa dall’ex compagno nel novembre 2020 e poi sepolta dall’uomo sotto la bocciofila dismessa di via Divisione Acqui in città. E che in quel locale era stata vista viva per l’ultima volta. E il 29enne Adhurim Krasniqi, oggi in fuga, conosceva bene il femmincidio avvenuto a Brescia tre anni fa. «Finisci uccisa come Viktoria» aveva infatti detto alla ex minacciandola di morte davanti ad un’amica.
In fuga
«Ha dimostrato incapacità di porre freno ai proprio impulsi ossessivi in situazioni quotidiane non interrompendo le condotte neppure a fronte delle rimostranze della vittima» scrive il gip. Che lo ritiene pericoloso perchè «agisce abitualmente in modo aggressivo e violento in contesti di normale interazione sociale».
Eppure secondo i giudici gli arresti domiciliari potevano bastare anche se dovevano essere «accompagnati da dispositivi elettronici di controllo, stante - si legge - la disponibilità del braccialetto elettronico». Strumento che doveva essere applicato «non appena disponibile». Quando i carabinieri sono andati a casa dell’uomo per applicarlo, il muratore kosovaro era già evaso.
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