Perchè Sanremo è (sempre) Sanremo

Dopo essere stati virologi e quirinalisti (senza sapere nulla in entrambi i casi) finalmente possiamo vestire l’abito a noi più consono, quello dei sanremisti. Per una intera settimana come per magia non conterà più nulla, solo il festival, solo canzonette e gossip, anche di infimo livello. Interminabili serate davanti alla tivù, in testa la retina per tenere in ordine i capelli durante la notte e tra le mani una bacinella stracolma di pop corn (si scherza ovviamente, a me i pop corn non sono mai piaciuti).
Da precisare che personalmente sono della corrente pippobaudisti, riconosco quindi solo Pippo come l’unico e vero conduttore nazionalpopolare della kermesse. Amadeus ha la mia stima soltanto per il coraggio di salire sul palco con quelle giacche orrende, non è da tutti.
Gianni Morandi, dopo un incidente tra le fiamme nel suo giardino, è risorto come l’araba fenice, sarà in gara in gran forma, merito anche della sua passione per la corsa. Prima o poi devo iniziare pure io, prendo nota. Iva Zanicchi (l’aquila di Ligonchio) torna a Sanremo dopo aver trionfato nel 1967, 1969 e 1974, e ci ha già conquistato ancor prima di farci sentire il nuovo brano. L’82enne ha infatti raccontato che lei in camera da letto si diverte ancora, e non poco. Le oltre ottanta primavere non devono far pensare che la gioia derivi dall’abbinare le fantasie floreali del piumone con le tendine, eh no. Ha anche precisato che è importante non interrompere le attività, perché se smetti a quell’età poi non lo fai più. Un saggio consiglio, devo segnarmi anche questo.
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