Pagliari (Centrosinistra): «Da imprenditore a uomo del fare per la tutela del territorio»

Nato a Crema nel 1955, Pagliari ha dedicato la sua vita all’industria chimica e tessile
Giorgio Pagliari, Centrosinistra - Foto © www.giornaledibrescia.it
Giorgio Pagliari, Centrosinistra - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Giorgio Pagliari è quello che si può definire un «outsider» in questa sfida elettorale per il collegio uninominale cremonese e bresciano. Lui stesso si definisce un «uomo del fare» lontano dalle logiche della pura politica, preferendo per sé la definizione di «imprenditore e tecnico programmatico e poco chiacchierone»: nato a Crema nel 1955, Pagliari ha dedicato la sua vita all’industria chimica e tessile. Oggi la sua occupazione principale è quella di amministratore di un’azienda di prodotti chimici per il comparto tessile, una realtà che dà lavoro a 180 dipendenti in otto società tra Italia, Africa e America del Sud.

Ma nella sua lunga carriera da imprenditore, Pagliari ha trovato il tempo di cimentarsi anche nei settori più disparati: dall’editoria (fondando una radio e periodici locali cremaschi) al calcio, con l’acquisizione del Pergocrema negli Anni Duemila insieme ad altri 12 soci cremaschi per salvare la società calcistica dal fallimento. E ora la campagna politica per il centrosinistra, con una tournée elettorale condotta insieme a Carlo Cottarelli (candidato con il Pd nella circoscrizione Lombardia 2) e Stefania Bonaldi, dem per il Senato plurinominale.

Lei è candidato in un collegio uninominale. Che impegno può prendersi per questo territorio?

Io non sono mai stato parlamentare, queste elezioni potrebbero portarmi alla prima esperienza politica. Ma sono un imprenditore e posso parlare di temi che mi vedono coinvolto nel lavoro quotidiano: energia, lavoro e sostenibilità ambientale sono i punti verso cui voglio indirizzare i miei sforzi.

Per quanto riguarda l’energia e i suoi costi, quali sono le misure più urgenti che andrebbero adottate per famiglie e imprese?

Il sistema produttivo, specialmente quello più energivoro, sta registrando costi intollerabili, costringendo molte aziende a sospendere le attività. Le famiglie devono rimanere centrali: la mia proposta è utilizzare gli extra profitti delle aziende che vendono energia per indennizzare i costi in più rispetto alle bollette di un anno fa. Una restituzione, insomma, ai cittadini di quanto pagato in più. L’Italia si dovrà dotare di un piano strategico a lungo respiro, riguardo anche alla definizione del reale prezzo del metano sottraendolo alle speculazioni, e delle misure serie per quanto riguarda i prezzi delle materie prime, oggi raddoppiati o addirittura triplicati.

In quanto imprenditore sente molto vicino il tema del lavoro. L’Italia è uno dei Paesi con il maggiore tasso di disoccupazione anche giovanile. Quali scelte andrebbero fatte per creare lavoro e insieme per fermare la fuga verso l’estero?

Si deve agire su due fronti: il primo è quello della formazione dei giovani, che deve essere a tutto campo, dai corsi ETS ai percorsi universitari. In certe zone del nostro Paese la disoccupazione è causata dalla mancanza di opportunità, ma in altre realtà sono le aziende che faticano a trovare determinate figure professionali. Per fortuna, nei settori come l’edilizia o l’agricoltura la manodopera mancante è coperta dai lavoratori immigrati. Però il discorso della disoccupazione parte anche dalle aziende: le imprese devono offrire opportunità «etiche»  e che rispettino i diritti dei lavoratori. Non lo sono gli nfiniti stage sottopagati, i contratti sempre a termine o attraverso false cooperative che distorcono il mercato del lavoro e sottopagano le persone. Le aziende devono avere il coraggio di investire, soprattutto sui giovani, anche per supportare la fondamentale vocazione all’export del nostro Paese.

Parliamo di ambiente. Quali sono i problemi del nostro territorio, e cosa fare per risolverli?

Penso che la salvaguardia del nostro ecosistema sia una priorità. In Lombardia, significa innanzitutto smettere le cementificazioni di aree verdi e indirizzare le nuove soluzioni abitative e commerciali sul recupero di aree abbandonate. Un altro tema importante, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle con la siccità di questa estate, è quello delle acque, del loro utilizzo e del loro recupero, nelle case come in agricoltura e nell’industria. Le infrastrutture devono muoversi di conseguenza: bisogna puntare sulla mobilità sostenibile per abbattere l’impatto ambientale e i costi energetici. Tutto passa attraverso un cambiamento culturale, che deve porre il rispetto dell’ambiente a monte di ogni scelta futura.

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