«Over the top»: dal campione a chi si allena zappando l’orto

A Brescia il campionato internazionale di braccio di ferro, tra professionisti e amatori «fai da te»
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AA

Non ci sono ancore tatuate e nemmeno spinaci in scatola a dare una forza improvvisa. Gli atleti che hanno preso parte alla gara di campionato internazionale di «arm wrestling», più comunemente conosciuto come braccio di ferro, la forza l’hanno sempre. Più di cento i partecipanti che da tutta Italia, ma anche dall’Europa, sono arrivati a Brescia per sfidarsi con la sola forza di un braccio e tanto allenamento. Si dividono per età e peso corporeo per poi decretarne il vincitore assoluto.

Sul gradino più alto del podio per il braccio sinistro è salito il bresciano Manuel Battaglia, che si è ripetuto anche nel braccio destro.

Uno sport, ancora non riconosciuto in Italia, che piano piano sta cercando di farsi conoscere, complici le numerose competizioni internazionali e l’impegno di Claudio Rizza, presidente della Federazione italiana braccio di ferro da lui fondata più di vent’anni fa: «Stiamo lavorando per portare in rilievo questa disciplina e abbiamo ottimi atleti sul territorio che meritano di essere valorizzati e veder riconosciuto il loro impegno. Non si tratta più di un gioco fra amici al bar. Ci sono squadre, allenamenti da seguire e competizioni da organizzare, ma all’estero sono più avanti». Uno sport, quindi, poco famoso e di difficile approccio tanto che quasi tutti gli atleti hanno iniziato a praticarlo seguendo il consiglio di alcuni amici o contattati direttamente dalla Federazione. Il campione.

È il caso di Frank Lamparelli, originario di Chioggia, che nella categoria dei 110 chili è terzo al mondo: «Ho iniziato per scherzo sfidando mio padre da piccolo, ora faccio gare mondiali. Una volta ho provato a partecipare a una piccola competizione e sono stato notato, prima non avrei mai pensato esistessero campionati ufficiali di arm wrestling. Devo dire che il mio fisico già agevola questa disciplina. Ho il tavolo da gara a casa ma sono sincero, ci appoggio la macchinetta del caffè perché preferisco fare più palestra».

Al contrario di molti altri sport, il braccio di ferro non ha allenamenti particolari. Gli atleti si allenano dove possono e concentrano la forza in esercizi con manubri e pesi. Le donne non stanno in disparte. Come Katia Crocitti che da arbitro ora si trova responsabile italiana, qualificata per giudicare gare mondiali. Se questo sport non ha genere, non ha neanche età: dai 16 anni si può iniziare a praticarlo a livello agonistico, «fino a quando la forza regge - racconta Giulio Bertacchi, che di anni ne ha 73 e vive a Lecco -. Mi alleno zappando l’orto e da 10 anni sono campione italiano nella mia categoria, Master B. Invece di stare al bar con gli altri a bere preferisco fare questo sport che ancora mi fa sentire giovane e in forma».

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