Omicidio di Marilia, Grigoletto ci pensava da un mese

Uscite le motivazioni della sentenza nei confronti di Claudio Grigoletto condannato all'ergastolo
Omicidio di Marilia pensato da un mese. Ecco le motivazioni della sentenza di condanna
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Claudio Grigoletto almeno un mese prima del 29 agosto di un anno fa stava pensando di uccidere Marilia Rodrigues.

Lo scrivono i giudici della corte d’assise di Brescia nelle 105 pagine di motivazioni della sentenza nei confronti del pilota d’aerei bresciano, condannato all’ergastolo lo scorso 17 aprile per la morte della sua dipendente, amante e dalla quale aspettava un figlio. Un omicidio premeditato e studiato fin da quando Grigoletto in internet ricercava come far perdere i sensi ad una persona.

Come il 28 agosto, un giorno prima del terribile gesto, quando si inserì in una discussione on line dal titolo “ma si può davvero far addormentare una persona come fa Diabolik dando un colpo alla nuca?”.

Secondo i Giudici poi Grigoletto aveva esattamente l’intenzione di distruggere il cadavere. Da qui la decisione di versare sul corpo ormai privo di vita della brasiliana acidi, carta da giornale e il successivo innesco del fuoco.

I locali di Gambara, dove si è consumato l’omicidio, si legge in sentenza, erano destinati ad essere l’ultima tappa della vita della giovane: l’ufficio della Alpi Aviation do Barsil, da qualche giorno era infatti diventato il suo appartamento. Insostenibile per una persona in stato di gravidanza. Ma Grigoletto lì voleva ucciderla, secondo un preciso piano e ben definito, attraverso il quale, scrivono i giudici, realizzare l’intento prefissato.

Ma secondo la Corte d’Assise di Brescia Marilia, nell’idea del pilota d’aerei, non doveva essere percossa, lesa e strangolata, ma stordita e lasciata morire per mezzo del gas, solo davanti alla violenta opposizione della brasiliana Grigoletto ha dovuto ricorrere alla forza fisica.

In conclusione di motivazioni i giudici si sono poi soffermati sul comportamento processuale dell’uomo: definito deplorevole per l’insisttita sottolineatura della negativa personalità della vittima, come se questa, si legge, potesse in qualche modo giustificarne l’eliminazione fisica.  

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