Omicidio della pornostar, Mossoni seminfermo

«Capace di intendere, non di volere»: questa la valutazione su Franco Mossoni, accusato dell'omicidio di Federica Giacomini
Omicidio di Federica Giacomini, Mossoni seminfermo
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Capace di intendere, ma non di volere. Capace di comprendere il disvalore di una condotta, ma non di astenersi dal portarla a compimento. In una parola: seminfermo, quindi imputabile, condannabile e, nel caso di condanna, meritevole solo di uno sconto di pena.

Questo il quadro psichiatrico forense di Franco Mossoni, il 56enne originario della Valcamonica, accusato dell’omicidio di Federica Giacomini, la 43enne ex segretaria d’azienda ed ex attrice hard, nota col nome d’arte di Ginevra Hollander, svanita nel nulla il 9 febbraio dello scorso anno, e ritrovata cadavere in fondo al lago di Garda nel luglio successivo, a Brenzone, sulla sponda veronese.

Ad illustrarlo è stato il perito del giudice dell’udienza preliminare Rita Caccamo nel corso dell’incidente probatorio che si è celebrato ieri, al Tribunale di Verona. Per l’esperto, all’epoca in cui uccise la sua convivente, infilò il suo cadavere in una cassa di plexiglass e, fingendosi un biologo, portò l’ingombrante sarcofago in mezzo al lago con l’aiuto di un barcaiolo, Mossoni soffriva di bipolarismo e di un disturbo antisociale della personalità. Per il professionista incaricato dal giudice non riusciva a controllarsi, a resistere agli impulsi.

Per il legale dell’uomo, l’avv. Gerardo Milani, il perito avrebbe dovuto compiere un passo in più e dichiarare il 56enne incapace anche di intendere, e così mettere le basi per una sua dichiarazione di non imputabilità e cancellare dall’orizzonte la possibilità di un processo.

Chiuso l’incidente probatorio, ora la palla torna al pm veronese Marco Zenatelli che può avviarsi a chiudere l’inchiesta e chiedere il rinvio a giudizio del bresciano, trattenuto dallo scorso mese di luglio nel Opg di Reggio Emilia. pi. pra.

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