Oggi lo sciopero contro i buoni pasto: «Insostenibili», dicono gli esercenti

La protesta anche a Brescia di ristoranti, bar e grande distribuzione per le commissioni troppo elevate dei ticket
LO SCIOPERO DEI BUONI PASTO
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Commissioni fino al 20%, rimborsi a 30 o 60 giorni, spese aggiuntive per lettori di carte elettroniche e connessione internet: «insostenibile» secondo gli esercenti su cui ricadono i costi. Oggi ci sarà lo sciopero dei buoni pasto, per chiedere alle società che li emettono di rivedere le condizioni, e allo Stato di cambiare le norme delle gare d’acquisto.

A lanciare lo sciopero a livello nazionale sono Confesercenti, Confcommercio e FederDistribuzione, che nel Bresciano rappresentano circa 3mila punti vendita, tra esercizi di vicinato, medie e grandi strutture di vendita, e circa 8mila tra bar e ristoranti. Di questi, «stimiamo che almeno un quarto accettino i buoni - commenta il presidente di Confcommercio Brescia, Carlo Massoletti -. Soprattutto le imprese piccole fanno fatica ad assorbire commissioni fino al 20%. Allo stesso tempo, supermercati e ipermercati, che pure possono compensare meglio la spesa, sono "obbligati" ad accettarli, dato che ormai le famiglie si rivolgono dove li possono spendere».

Il problema dei bandi 

A livello nazionale, i dati di Confesercenti riferiti al pre-Covid parlano di 3 milioni di lavoratori che ricevono buoni pasto; 500 milioni quelli emessi nel 2019, di cui 175 milioni acquistati dalle pubbliche amministrazioni che li hanno messi a disposizione di 1 milione di lavoratori. A far la parte del leone il Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione.

È su questi bandi che si concentra la protesta degli esercenti: «Le gare Consip premiano le società che presentano il massimo ribasso, sconto che poi viene recuperato nelle commissioni praticate agli esercenti - aggiunge Massoletti -. Noi chiediamo che invece venga premiato chi abbassa queste commissioni». Nelle ultime gare, nel 2018 e nel 2020, gli esercenti si son trovati a pagare commissioni medie del 19,8 e del 17,8%. Per la prossima gara Consip (valore 1,2 miliardi di euro) si chiede di cambiare le regole.

Le voci degli esercenti bresciani

Tra gli esercenti bresciani le posizioni sono variegate, anche se tutti concordano sulla necessità di rivedere il sistema. «Ormai da qualche anno abbiamo scelto di non accettare più i buoni pasto, accettando di perdere parte della clientela - spiega Matteo Novaglio del Vintage Café di via Solferino -. Alla trattenuta già allora del 10% si aggiungeva il costo del lettore di carte elettroniche e l’obbligo della connessione internet. Può reggere solo chi fa volumi importanti. Certo, se le condizioni cambiassero tornerei ad accettare i buoni».

Scelta meno drastica all’Hostaria Cosmopolitan, dietro piazza Vittoria: «Accettiamo i ticket solo da qualche cliente affezionato - dice Ferdinando Santoni - e solo di quelle società che praticano condizioni vantaggiose. Facciamo già sconti con le convenzioni, durante il Covid abbiamo lavorato con pochissimo margine, dovrei assottigliare ancora il guadagno». Michele De Vita, che ha da pochissimo rilevato un locale in piazza Paolo VI («si chiamerà Bistrot Duomo») sta pensando di accettare i buoni: «È un servizio al cliente, ma i costi per noi sono elevatissimi. Vedremo se cambierà qualcosa».

Non aderirà allo sciopero, invece, Simona Causa del Bar Tribunale, anche se condivide la protesta. «L’80% dei miei clienti lavora in banca o in tribunale e paga con i ticket, se non li accettassi dovrei chiudere - spiega -. Le commissioni sono pesanti, fino al 20%. Per reggere dovrei aumentare i prezzi, ma rischierei di perdere clientela, gioco sulle promozioni, sulle tessere caffé, per le quali chiedo di pagare in contanti. Così ci sto dentro».

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