Nuove regole nei bar, i gestori: «Sacrificio duro ma necessario»

I provvedimenti della Loggia accettati da baristi ed esercenti, anche se l'asporto vale una bella fetta di fatturato
Solo servizio al tavolo in città, almeno fino al 15 giugno - Foto New Reporter Benini © www.giornaledibrescia.it
Solo servizio al tavolo in città, almeno fino al 15 giugno - Foto New Reporter Benini © www.giornaledibrescia.it
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Con il bicchiere in mano sì, ma tutti seduti. È questo il prezzo che la Brescia da bere paga alla salute pubblica, un compromesso tra la follia dello scorso venerdì e la chiusura totale dei mesi appena passati. Via libera, quindi, a cocktail e aperitivi, in qualsiasi ora della giornata, ma con precise restrizioni, valide fino al 15 giugno: asporto vietato dal giovedì alla domenica dopo le 20, si può consumare solo ai tavoli o al banco.

Un provvedimento che era già nell’aria da qualche giorno, da dopo la bagarre di piazzale Arnaldo. Lunedì baristi e ristoratori della piazza della movida si sono riuniti per avanzare proposte: «È evidente - dice il portavoce, Lodovico De Rossi - che qualcosa non ha funzionato. Non ci interessa trovare il colpevole, vogliamo solo poter continuare la nostra attività in modo sereno e sicuro. Per questo siamo stati noi a ipotizzare il divieto d’asporto, proponendo di delimitare i nostri plateatici per evitare assembramenti intorno ai locali». L’idea è stata presentata all’amministrazione, che ha deciso di estenderla a tutta la città. Con plausi e malumori.

«È sempre meglio che dover chiudere il locale alle 21.30 - commenta Mattia Ziletti del Granaio -. Speriamo che la piazza ritrovi la sua regolarità, perché in questa settimana le presenze sono nettamente diminuite, siamo finiti nell’occhio del ciclone». Anche Luciano Pompilii, del Caffè n. 2, è d’accordo: «Nel weekend l’asporto vale un buon 40% del fatturato, ma è un sacrificio necessario».

Meno rilassata l’atmosfera tra via Trieste, via Musei e via Tosio. «Se le cose vanno così, io devo chiudere», lamenta il proprietario di un locale senza plateatico. «Le regole le facciamo rispettare - dice Ettore Ranzani della Taverna Estrella -, ma con un terzo dei posti rispetto a prima e il divieto di consumare in piedi, chissà se vale la pena rimanere aperti».

In piazza Paolo VI l’iniziativa era partita da baristi e ristoratori già sabato: «Ho riunito i gestori della piazza - racconta Pierangelo Poli, del Bar Bar -, e ci siamo accordati per non offrire il servizio d’asporto, altrimenti pure qui la situazione sarebbe divenuta ingestibile». «Certo, conta molto avere un plateatico - osserva Giorgia Ianni del Dolcevite -, è una misura giusta, ma spiace per chi non ha posti a sedere, forse si poteva trovare una via di mezzo almeno per loro».

In Carmine è ancora quasi tutto chiuso, qualcuno aveva persino pensato ai cocktail in bottiglietta proprio per l’asporto, ma c’è anche chi, come il bar Università e il bar D’altri, fin dalla riapertura ha fatto solo servizio al tavolo. «Se è l’unico modo per non dover fare da guardiani ai clienti mentre si accalcano fuori dal locale - dice Sara Gusmeri, dipendente del Sottoscala -, va bene. Noi però aspettiamo a riaprire quando ci saranno le giuste condizioni».

 

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