Novant’anni di vita e di ricamo: Argia tesse ricordi

La signora Cavagnini racconta le «trame» del passato visibili ancora oggi a Capodimonte
AA

Una ricamatrice, una sarta, una costumista. Tutto questo, e molto altro, è stata Argia Cavagnini, classe 1927, che all’età di 90 anni ricorda ancora, come fosse ieri, la vita nella frazione di Capodimonte diversi decenni fa. Da sempre volontaria alla Parrocchia di San Giovanni Bosco, Argia rammenta con grande dovizia di particolari quando la chiesa ancora non esisteva e i suoi compaesani, nel tempo libero o nei giorni di festa, impiegavano ogni momento disponibile per costruire quello che poi sarebbe diventato l’edificio sacro che ancora oggi riunisce i fedeli.

«Con umili carri, gli uomini della frazione trasportavano pietre e si davano un gran da fare per edificare la chiesa, opera per la quale ciascuno contribuiva come meglio poteva. Una volta conclusa la costruzione, mi sono sentita in dovere di rendermi utile e così, insieme ad altre donne, ho iniziato a ricamare tovaglie per l’altare, paramenti e tuniche.

«All’inizio - racconta ancora Argia - la chiesa non era confortevole come oggi: non c’erano i banchi e quindi ci si inginocchiava in terra, le pareti erano spoglie e mancava ogni sorta di decorazione o abbellimento. Un po’ alla volta tutto si è sistemato. Finalmente è arrivato anche il prete, il primo che abbiamo avuto qui, don Luigi Duranti». Buona parte dei ricami che Argia ha realizzato si trovano in chiesa ancora oggi.

Argia Cavagnini, ricamatrice di Capodimonte - © www.giornaledibrescia.it
Argia Cavagnini, ricamatrice di Capodimonte - © www.giornaledibrescia.it

L’ago e il filo erano la sua passione, che poi è diventata anche un lavoro. Per più di vent’anni Argia è stata sarta e ha vestito gran parte delle sue concittadine, realizzando anche numerosi abiti da sposa. Poi, fino al 1987, ha tenuto una merceria. Con il prete di allora, don Luigi, si è resa disponibile a gestire una compagnia teatrale, e ne ha realizzato anche i costumi di scena. «Il mio compito era insegnare i copioni e suggerire il giusto tono per recitare, ma mi occupavo anche degli abiti di scena. Inizialmente ci si esibiva su un carro itinerante che si spostava nei cortili. Poi abbiamo avuto in dotazione una stanza. Erano bei momenti. Con grande semplicità trascorrevamo serate liete».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia