Notte nei boschi ballando coi lupi

Viaggio sui monti fra Sebino e Valtrompia nei luoghi in cui sono state azzannate decine di ovini. Tra la cautela della Polizia provinciale e le testimonianze di coloro che hanno visto. E raccontano. SONDAGGIO: LETTO IL RACCONTO, SECONDO VOI SI TRATTA DI UN LUPO O DI UN CANE?
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La geografia dell'inquietudine e dell'attesa ha i nomi di tranquille frazioni e località di mezza montagna: Maspiano, Tesolo, Predabbio, Nistisino, Santa Maria del Giogo, la Valle di Gombio, Zoadello, fino alle piane di San Martino. Là sotto c'è il lago, placido e silenzioso, sopra la testa un cielo stellato da poterci perdere le ore e qua attorno, forse, chissà, un lupo.
Siamo qui a cercarlo, ad annusarne le tracce, a ripercorrerne passi e scorribande. Ci guidano, ci accompagnano, gli agenti del Nucelo ittico venatorio della Polizia provinciale, Renato Mazzoli e Cesare Poli, e la guardia venatoria volontaria Paride Speziari. Per loro, e per l'altro collega del «distaccamento» camuno che ha giurisdizione anche sull'area sebina, sono giorni, mesi di superlavoro. Con la loro jeep hanno macinato chilometri su queste montagne, tra asfalto, cemento e sterrati. Hanno ascoltato testimonianze e versioni diverse, hanno fatto sopralluoghi, hanno osservato direttamente i segni del passaggio dell'animale.

Torniamo su quei luoghi di pecore azzannate e di capre sgozzate. Eccoci a Nistisino, nell'appezzamento di Donato Bombardieri, che lo scorso 5 settembre il lupo giura di averlo guardato negli occhi in quegli attimi concitati in cui il predatore faceva... il suo mestiere, attaccando con il suo morso potente due pecore. Ecco il recinto sotto il quale s'è infilato, fuggendo al tentativo di cattura dell'allevatore.
Ci spostiamo verso Nord, direzione Maspiano. Entriamo nella proprietà di una famiglia che accanto all'abitazione ha un piccolo allevamento. Ci accoglie l'abbaiare del cane di casa, arrivano anche le persone che qui abitano. Raccontano dei due attacchi nello scorso mese di luglio, quando nottetempo furono sgozzate prima nove pecore e poi otto capre. Dicono pure di un altro avvistamento notturno, di quando nel prato dietro casa spuntò una lince. Secondo loro non v'è dubbio che il responsabile delle razzie sia il lupo, anche se gli agenti della Polizia provinciale invitano alla cautela, come il loro ruolo impone.
«Finché non arriverà l'esito degli esami sulle tracce organiche rinvenute in occasione di un assalto - spiegano - non si può affermare con certezza che gli attacchi siano stati portati da un lupo o da un cane. Attendiamo i risultati di quegli accertamenti e nel frattempo continuiamo a svolgere il nostro lavoro, pronti a raccogliere e verificare tutte le segnalazioni che ci arrivano».

E di segnalazioni ne arrivano tante, più o meno attendibili, più o meno verificabili, amplificate da quel misto di curiosità e paura suscitato dalla notizia del presunto, probabile ritorno del predatore sulle nostre montagne. E così i «luposcettici» preferiscono dare credito al racconto di quella signora, che dice di aver visto aggirarsi fra i boschi un grosso cane bianco col muso insanguinato, oppure avvalorare la tesi di quanti sostengono che in realtà da anni - prima più sporadicamente, ora con frequenza maggiore - piccoli branchi di cani inselvatichiti si aggirino da queste parti e attacchino le greggi.
Dall'altra parte della contesa, sul versante dei «lupisti», già confortati dagli esiti dell'esame autoptico sulle carcasse di alcuni ovini effettuato dall'Istituto Zooprofilattico di Sondrio, ecco invece assumere valore decisivo la testimonianza di quell'uomo sulla settantina che ha raccontato di aver visto un lupo-lupo attraversare quella stradina: lui non è un allevatore, non ha «interessi» in ballo, è assolutamente credibile.
Sono le dieci e mezza, saliamo a Santa Maria del Giogo, prima di salutare i nostri gentili accompagnatori c'è il tempo di un caffè al rifugio, mentre la tivù rimanda i gol della Champions e le immagini fanno apparire Ibrahimovic come un predatore implacabile dell'area di rigore. Il campo di «gioco» del nostro è invece un po' più vasto e meno videosorvegliato. Hai voglia ad accendere la lampada frontale e ad addentrarti per un'ultima camminata nel bosco: i denti aguzzi del predatore restano altrettanti aghi in un pagliaio sconfinato.
Gli occhi devono accontentarsi di guardare le luci della Valle laggiù e di indovinare le costellazioni lassù: ecco l'Orsa maggiore, del lupo nemmeno l'ombra. Solo la sensazione, trepida ed entusiasmante, di averci ballato insieme per una notte.
Alessandro Carini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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