«Non mi piace l’otto marzo!»

La Giornata internazionale della Donna pone l’attenzione su temi importanti, ma quel momento di allegria ha un significato degno
Per le femmine questo sarà il secolo del sorpasso?
Per le femmine questo sarà il secolo del sorpasso?
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«Non mi piace l’otto marzo!». Questa frase l’ho sentita tante volte da quelle che la sera della festa della donna non escono per principio, perché la cena in pizzeria adesso è diventata «cringe». Così lo chiamano nel linguaggio giovanile il senso di disagio che si prova osservando una scena imbarazzante.

La Giornata internazionale della Donna pone l’attenzione su temi importanti, tuttavia quel momento di allegria, condiviso con le amiche, le mamme e talvolta anche le nonne, ha un significato degno di considerazione più di alcune conferenze che riempiono solo le locandine. Questo 8 marzo mi ricorda un libro di Aldo Cazzullo nel quale ha pronosticato che le donne erediteranno la terra perché sono meglio degli uomini. Per le femmine questo sarà il secolo del sorpasso, anche se sono sempre state sottomesse e fra loro non si sono mai abbastanza apprezzate.

Le donne dovranno imparare a fidarsi delle loro capacità, usando anche l’invidia buona che fa emergere il meglio di se stessi, spartendosi onori e oneri come quando l’otto marzo condividono il rametto di mimosa e il suo profondo significato. Ancora ci sorprendiamo quando una donna prende in mano il governo di una nazione. La domanda quindi sorge spontanea: vogliamo davvero accettare questa eredità? Se fossimo più astute potremmo avvalerci dell’articolo 467 del Codice Civile, rinunciando a un lascito che ci riempie principalmente di debiti.

Dopo millenni siamo chiamate a ripianare una situazione fallimentare che graverà anche sui nostri pronipoti. Secondo l’orologio dell’apocalisse mancano due minuti alla fine del mondo e pare strano essere convocate solo al termine della partita, con il rischio concreto di vederci addossare tutte le colpe se non riusciremo a rimandare indietro le lancette. Nell’alternativa fra bere o affogare si insinua il dubbio che nella successione del potere il testamento possa essere impugnato. È ipotizzabile che gli uomini abbiano pensato: «lasciamole provare, che male potranno mai fare?» In effetti, con la scusa dell’uguaglianza di genere, sono state collocate nei posti di alta responsabilità, ma sono anni che le donne dimostrano di essere capaci e competenti. Qualcuna di recente ha perfezionato addirittura le riprovevoli azioni dei colleghi e, vedendola incriminata per l’esercizio disinvolto del potere, dimostra che i generi sono uguali anche nella peggiore parità. Per recuperare la fiducia, la pace e il ben-d’essere ci vorrebbe un miracolo. Alcune donne illuminate ci provano, quantomeno si stanno attrezzando.

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