Nik Barte racconta Brescia con uno scatto all'ora

Il 47enne bresciano attraversa la città e la immortala. I suoi scatti fanno parte di un progetto internazionale
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È entrato in città dalla zona ovest, quando mancava poco alla mezzanotte. Armato di macchina fotografica, computer, cellulare e l’attrezzatura necessaria per ricaricare tutti i suoi strumenti. In testa, il pallino di attraversare Brescia per le restanti 24 ore, semplicemente scattando fotografie. Foto che poi ha postato a cadenza di un’ora sui social network.
 
Nik Barte, al secolo Nicola Bartesaghi, 47enne bresciano di casa a Botticino - professionista del marketing e fotografo per passione - ha deciso di partecipare al 24 Hour Project, iniziativa di «street photography» nata negli Stati Uniti. Un progetto cui erano invitati tutti i fotografi del mondo. Cui veniva chiesta una semplice cosa: sabato 21 marzo fotografate la vostra città e coglietene l’anima. Postate una foto ogni ora, per 24 ore.
 
«Seguo con molto interesse tutte le iniziative, specialmente internazionali, che riguardano arte e cultura - racconta Barte -. Ho scoperto il 24 Hour Project e mi ci sono gettato a capofitto. Ho pensato che Brescia avesse bisogno di visibilità. E ho cercato di raccontarla attraverso i miei scatti, immortalando luoghi, abitanti, turisti, passanti e scene di vita quotidiana». 
 
E allora via a una carrellata di 24 scatti. In metro, al mercato, nelle piazze. «Ma Brescia - prosegue Nik -, in piena notte era quasi deserta. Così il primo scatto è della tangenziale solcata dalle auto».
 
La ventiquattro ore di Barte è stata costellata di tappe, volti, sorrisi, ma anche rifiuti. «Perché qui - racconta lui -, sette persone su dieci rispondono che no, non vogliono essere fotografate».
 
Tanto che, paradossalmente, il viaggio nella città assume tratti paralleli a quelli del viaggio nel deserto. La sua altra grande passione. «Ho attraversato in bicicletta le lande vuote di Gilf El Kebir e tra Siwa e Bahariya - conclude il fotografo -. Anche quelli, un po’ come Brescia, sono territori poco conosciuti. Territori che raccontare è tanto difficile quanto appagante».
 
Daniele Ardenghi
 

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