Niente stipendi, Tir bloccati da 12 giorni

In tasca sono rimasti gli spiccioli, nei serbatoi il gasolio per riscaldare i camion è agli sgoccioli. Insomma, le prospettive della protesta che diciotto camionisti stanno portando avanti da dodici giorni nell'autoparco di Brescia Est sono davvero a corto raggio. Eppure non se ne vogliono andare, si tengono i mezzi requisiti alla ditta per cui lavorano in attesa di veder pagati gli stipendi arretrati.
«Ci devono circa quattromila euro a testa», racconta Florin Dragonirescu, portavoce suo malgrado degli autisti. «Non l'ho scelto io, sono solo quello che parla meglio italiano». In realtà con la lingua se la cavano tutti piuttosto bene. Sono rumeni, ma vivono e lavorano nel Bresciano da diversi anni. Trasportano merci. Ritirano i container dai treni che arrivano a Novara, Verona, Busto Arsizio, Trento, Domodossola e li consegnano a ditte del Nord Italia, soprattutto lombarde.
Per conto di chi? Ecco, qui la loro storia si complica. Formalmente, sono dipendenti della International Rail Road Transport srl di Arad, in Romania, una cittadina di 166mila abitanti adagiata nella Transilvania. I soldi, però, li chiedono a Mario Tosi, candidato sindaco dell'Udc a Montichiari nel 2009 (prese il 2,1%), ex rappresentante di Confartigianato Trasporti, già responsabile della sede bresciana del sindacato TrasportoUnito, una vita a gestire camion nella Tosi Intermodale, chiusa nel 2010. I camionisti fermi a Brescia Est lo invitano a «vergognarsi» reclamando gli stipendi in uno striscione ben visibile dalla strada che porta all'autoparco.
Lui, però, non ci sta. «Io ho ceduto alla ditta rumena le proprietà, ora sono solo il rappresentante in Italia. Giro l'Europa a raccogliere il lavoro. Non c'entro nulla, se qualcuno dice il contrario lo querelo», contrattacca Tosi. Sarebbe colpa dell'imprenditore rumeno Daniel Kosztandi, dunque, se gli autisti non prendono lo stipendio da novembre, con una parte di pagamenti arretrati che risalirebbe al 2011.
I rapporti tra l'azienda rumena e i dipendenti che vivono e lavorano in Italia sono tenuti da Renato Valotti, quattro anni fa candidato in lista con Tosi. «Il signor Tosi è disponibile a vendere 4-5 camion per pagare i signori», spiega al telefono. Ma se i mezzi sono intestati alla International Rail Road Transport rumena, e alla sua cugina con sede in Bulgaria, di quali camion si tratta? «Quelli della moglie», risponde. La signora Tosi è legale rappresentante, nello specifico, della I.t.s., azienda di trasporti con sede a Lonato, legata da rapporti d'affari alla Irrt. Per Giovanni Tosi, titolare con il fratello Mario di una ditta (la G.t.m srl, operante nel settore trasporti e anch'essa in affari con la Romania), sarebbe invece l'azienda della Transilvania a voler vendere i mezzi per pagare i dipendenti.
Da quale vendita arrivino i soldi, agli autisti poco importa. Lo sintetizza Dragonirescu: «Ci hanno proposto di pagare una parte, ma noi vogliamo tutto adesso. Siamo esasperati, abbiamo parlato con polizia e carabinieri e ci hanno detto di stare tranquilli. Noi siamo pacifici, non so però fino a quando».
Emanuele Galesi
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