Neonato grave dopo infezione. La mamma: «Vogliamo capire»

Il bimbo è in terapia intensiva dove sono morti due piccoli in pochi giorni I medici: nessuna epidemia
NEONATO GRAVE DOPO INFEZIONE
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L’ospedale assicura. «Non c’è alcuna epidemia batterica». Non saremo davanti ad un nuovo incubo, come quello vissuto in estate nel reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili che venne chiuso per un’infezione da Serratia marcescens che portò al decesso di un bambino, ma per una famiglia bresciana sono ore drammatiche. E di domande senza risposte certe.

Il secondogenito di una coppia venuto alla luce il 4 dicembre lotta tra la vita e la morte. Si tratta di un bambino nato prematuro, alla trentesima settimana, che il 29 dicembre ha contratto un batterio che ancora non è stato identificato come confermano fonti ospedaliere.

«Mio figlio si era ripreso da uno pneumotorace dopo la nascita, lo allattavo e potevamo tenerlo tranquillamente in braccio, ma improvvisamente a fine anno è andato in shock settico. Non accuso nessuno, chi lavora in reparto non fa mancare nulla, ma voglio sapere il perché di tutto questo» sono le parole della mamma. Uno sfogo comprensibile, quello di una madre impotente davanti ad un neonato che da giorni non riesce più ad espellere liquidi.

«Va sempre peggio» ammette la madre angosciata anche alla luce di due episodi ravvicinati. La morte, a distanza di una settimana, di due neonati che in tempi diversi hanno occupato la stessa stanza di suo figlio. Una bambina, deceduta a fine anno, ed un maschietto che ha perso la sua battaglia due notti fa. «Al momento non abbiamo elementi per dire che i tre casi sono collegati, sono in corso comunque accertamenti ma siamo davanti a quadri clinici differenti» spiega il professor Gaetano Chirico, direttore dell’Unità Operativa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale degli Spedali Civili.

Un reparto dove oggi sono ricoverati 28 neonati e un reparto dove i casi critici sono drammaticamente all’ordine del giorno. Ma dall’emergenza dell’estate scorsa qualcosa è cambiato. «Ora ogni due settimane - spiega Frida Fagandini, direttore sanitario del Civile - vengono effettuati i tamponi sui pazienti per vedere la flora che circola in reparto in modo da poter intervenire tempestivamente. Prima, nel rispetto delle norme, i tamponi li facevamo solo all’arrivo in reparto dei pazienti».

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