Nelle farmacie arrivano le ricette senza la marca

Arrivano le nuove prescrizioni che riportano solo il principio attivo. Dubbi tra i camici bianchi: «C'è confusione, meglio prima».
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Niente più marche né colori, ma solo il principio attivo. Sulla ricetta rossa del Servizio sanitario nazionale da giovedì deve comparire solo il nome della sostanza, contenuta nel farmaco, che possiede proprietà terapeutiche. Non altra indicazione.

La novità introdotta con il decreto della famigerata «Spending review» ha avuto un esordio per così dire «morbido» in città. Complice il periodo di vacanza e lo scarso afflusso di persone, nelle farmacie bresciane l'introduzione dell'obbligo per i medici di base di prescrivere i farmaci di specialità solo motivandone la ragione non ha creato scompiglio.
«I nostri medici sono stati solerti - ha spiegato il dott. Carlo Antonio Bravi, titolare dell'omonima farmacia di via San Zeno - e le prime ricette sono arrivate puntuali. Facciamo presente ai pazienti che rimane la possibilità di scelta se intendono accollarsi il ticket maggiore, o meglio la differenza di prezzo per ricevere il farmaco di marca. C'è, infatti, ancora un po' di resistenza da parte loro, mentre noi farmacisti, per verità, non capiamo bene la ratio dell'ultimo provvedimento che in fin dei conti non porta alcun risparmio alle casse dello Stato. Ci guadagneranno i cittadini che si affideranno al farmaco generico che, comunque, va scelto - conclude Bravi - e provato».

Manifesta, invece, perplessità in merito il dott. Gianluigi Barbaglia, titolare della Farmacia di via della Volta, che sottolinea quello che ritiene un paradosso. «Per lo Stato non cambia nulla. Semmai perde qualcosa perché le farmacie sul generico hanno meno trattenute e quindi maggiori rimborsi. Tra i pochi che hanno sperimentato le nuove ricette sono gli anziani che non hanno fiducia e chiedono di continuare ad usare le specialità. Credo sarebbe stato meglio controllare i prezzi dei brand per calmierare il mercato dei farmaci. Con quest'ultima novità rischiamo di vedere le grandi case farmaceutiche lanciarsi solo nella produzione di farmaci tecnologicamente molto avanzati con costi esorbitanti».

«Il farmacista ha l'obbligo di vendere il farmaco meno costoso e se il cliente desidera proprio quello che magari già conosce o che già usa, dovrà pagare di tasca sua la differenza - ribadisce infine il titolare della farmacia Castello di via Galilei, Alberto Ferrari -. Sul tema, c'è confusione e ritengo l'ultima norma utile solo a livellare i prezzi portando una maggior diffusione del generico. Bisognerebbe garantire, invece, un prezzo più equo anche sulle specialità medicinali. Per questo la vecchia legge, che affidava ai farmacisti il compito di suggerire la scelta al cliente, non era poi male».

Wilda Nervi

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