Nelle baracche di via Gatti, viaggio nel limbo dei senzatetto

Una sessantina di persone, immigrati ma anche italiani sotto sfratto, vivono nei container con la speranza di trovare lavoro
  • Viaggio in via Gatti: le foto
    Viaggio in via Gatti: le foto
  • Viaggio in via Gatti: le foto
    Viaggio in via Gatti: le foto
  • Viaggio in via Gatti: le foto
    Viaggio in via Gatti: le foto
  • Viaggio in via Gatti: le foto
    Viaggio in via Gatti: le foto
  • Viaggio in via Gatti: le foto
    Viaggio in via Gatti: le foto
  • Viaggio in via Gatti: le foto
    Viaggio in via Gatti: le foto
  • Viaggio in via Gatti: le foto
    Viaggio in via Gatti: le foto
AA

Vivono in via Gatti dal 2013, da quando il cantiere per la costruzione della metropolitana ha chiuso e gli operai se ne sono andati. I prefabbricati da allora sono diventati la casa di chi una casa non l'ha più o non l'ha mai avuta: profughi, italiani sotto sfratto, immigrati in cerca di stabilità.
Uomini e donne che vengono da Paesi diversi, appartengono a religioni diverse: tutti sperano di rimanere in questi container, acquistati dalla Loggia nel 2013 e supervisionati oggi da diverse associazioni del territorio con in prima linea Diritti per tutti, il minor tempo possibile, ma il tempo passa e loro restano.

Sono una sessentina, in tanti stanno nel limbo della burocrazia: non tutti hanno una residenza, necessaria per l’assistenza sanitare e fondamentale per trovarsi un lavoro e avere una casa.
C'è chi è ha attraversato mezza Africa a piedi e il mediterraneo su un barcone per raggiungere l'Italia, chi scappa da un marito in fuga, chi ha perso il lavoro ed è poi stato sfrattato. Non cercano soldi, non vogliono carità. Sognano un lavoro e una vita normale, in una casa di mattoni. Qualcuno ce l’ha fatta, altri sono in attesa di poter «uscire a testa alta».

Il viaggio nelle baracche di via Gatti sul Giornale di Brescia in edicola oggi, scaricabile qui nel formato digitale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia