Nel Bresciano chiude un negozio ogni 60 ore, ma la città resiste

L’emorragia continua. Ma rallenta. Negli ultimi dodici mesi, nel Bresciano, si sono persi 145 negozi di vicinato. In pratica uno ogni 60 ore. Un numero che si è di fatto dimezzato rispetto alle chiusure registrate gli scorsi anni. Nell’ultimo decennio solo il 2016 ha registrato un calo inferiore.
D’altro canto dal 2011 è stata una sequela di segni meno, segno di una crisi del piccolo commercio dovuta prima al proliferare dei centri commerciali e poi dall’esplosione dell’e-commerce. Un andamento che si è registrato anche in città. Dove però nel 2021 il numero delle piccole attività commerciali è risultato stabile: 2.966, come nel 2020.
Il report

I numeri sono scritti nero su bianco sull’ultima ricognizione del «commercio al dettaglio» effettuata da Regione Lombardia. L’Osservatorio regionale del commercio raccoglie dal 2003 i dati di tutti i Comuni lombardi sui punti vendita autorizzati al 30 giugno di ogni anno: esercizi di vicinato, vale a dire i negozi sotto i 250 metri quadrati di superficie di vendita; le medie strutture, tra 250 e 2.500 mq; le grandi strutture, oltre i 2.500 mq. La fotografia per il 2021 vede la perdita di 145 negozi, la crescita delle medie strutture (più 9) e la stabilità dei dati degli ipermercati e dei centri commerciali.
L’impatto del Covid è stato più attenuato di quel che si poteva temere. Merito, in gran parte, dei ristori e degli aiuti messi in campo dal Governo per attenuare il peso di chiusure, lockdown e zone rosse. A livello territoriale restano però situazioni critiche. Lonato è il Comune che ha perso più esercizi commerciali, 39 secondo i dati del report regionale. Ma pesano molto più le 36 chiusure di Torbole Casaglia dove i negozi sono passati da 57 a 21, con un calo del 63%. Più che dimezzate.
La flessione percentuale maggiore si è registrata a San Gervasio, dove i negozi sono crollati da 21 a 7: meno 66%. Impatto pesante anche a Sabbio Chiese (-30%) e Castenedolo, dove è stato perso un quarto degli esercizi. La maggior parte dei Comuni bresciani (127) non ha però registrato variazioni, per lo meno nel saldo tra aperture e chiusure. Una quarantina di Comuni ha poi visto la crescita dei negozi di vicinato, con i picchi percentuali di Rodengo e Carpenedolo (+15%), mentre in termini assoluti è Orzinuovi a regsitrare l’incremento maggiore: da 261 a 267, 16 in più.
Il capoluogo

La città pare aver retto bene: stessi negozi di un anno fa, meno botteghe, più bar e ristoranti. In centro restano quartieri più dinamici, come il Quadrilatero delle piazze, via Palestro o via Gramsci. Il Carmine si conferma il quartiere dei locali (29,7% delle attività). I problemi sono in corso Mameli, corso Martiri e soprattutto nella zona della Camera di Commercio dove oltre la metà degli spazi (il 53%) è vuoto. Resta che in un decennio la nostra provincia ha perso un negozio su 5. I motivi? Il cambiamento delle abitudini, l’online, ma anche una minore capacità d’acquisto delle famiglie.
Secondo uno studio di Confesercenti la pandemia è stata uno tsunami per i consumi: nonostante il recupero registrato durante il 2021, dall’inizio dell'emergenza sanitaria la crisi innescata dal Covid ha cancellato quasi 4mila euro di spesa a famiglia. Il dato è la somma della riduzione dei consumi rispetto al livello pre-crisi registrata in media da ogni famiglia italiana nel 2020 (-2.653 euro) e nel 2021 (-1.298 euro), per un totale di -3.951 euro. Una compressione che in Lombardia sfiora i 5mila euro.
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