Nel Bresciano chiude un negozio ogni 60 ore, ma la città resiste

Negli ultimi dodici mesi hanno chiuso 145 piccole attività: un dato dimezzato rispetto agli anni precedenti
Aumentano le chiusure di negozi in provincia, ma non in città - Foto Ansa/Gianluigi Basiletti © www.giornaledibrescia.it
Aumentano le chiusure di negozi in provincia, ma non in città - Foto Ansa/Gianluigi Basiletti © www.giornaledibrescia.it
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L’emorragia continua. Ma rallenta. Negli ultimi dodici mesi, nel Bresciano, si sono persi 145 negozi di vicinato. In pratica uno ogni 60 ore. Un numero che si è di fatto dimezzato rispetto alle chiusure registrate gli scorsi anni. Nell’ultimo decennio solo il 2016 ha registrato un calo inferiore.

D’altro canto dal 2011 è stata una sequela di segni meno, segno di una crisi del piccolo commercio dovuta prima al proliferare dei centri commerciali e poi dall’esplosione dell’e-commerce. Un andamento che si è registrato anche in città. Dove però nel 2021 il numero delle piccole attività commerciali è risultato stabile: 2.966, come nel 2020.

Il report

Due ragazze alzano la saracinesca del loro negozio alla fine del lockdown - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Due ragazze alzano la saracinesca del loro negozio alla fine del lockdown - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

I numeri sono scritti nero su bianco sull’ultima ricognizione del «commercio al dettaglio» effettuata da Regione Lombardia. L’Osservatorio regionale del commercio raccoglie dal 2003 i dati di tutti i Comuni lombardi sui punti vendita autorizzati al 30 giugno di ogni anno: esercizi di vicinato, vale a dire i negozi sotto i 250 metri quadrati di superficie di vendita; le medie strutture, tra 250 e 2.500 mq; le grandi strutture, oltre i 2.500 mq. La fotografia per il 2021 vede la perdita di 145 negozi, la crescita delle medie strutture (più 9) e la stabilità dei dati degli ipermercati e dei centri commerciali.

L’impatto del Covid è stato più attenuato di quel che si poteva temere. Merito, in gran parte, dei ristori e degli aiuti messi in campo dal Governo per attenuare il peso di chiusure, lockdown e zone rosse. A livello territoriale restano però situazioni critiche. Lonato è il Comune che ha perso più esercizi commerciali, 39 secondo i dati del report regionale. Ma pesano molto più le 36 chiusure di Torbole Casaglia dove i negozi sono passati da 57 a 21, con un calo del 63%. Più che dimezzate.

La flessione percentuale maggiore si è registrata a San Gervasio, dove i negozi sono crollati da 21 a 7: meno 66%. Impatto pesante anche a Sabbio Chiese (-30%) e Castenedolo, dove è stato perso un quarto degli esercizi. La maggior parte dei Comuni bresciani (127) non ha però registrato variazioni, per lo meno nel saldo tra aperture e chiusure. Una quarantina di Comuni ha poi visto la crescita dei negozi di vicinato, con i picchi percentuali di Rodengo e Carpenedolo (+15%), mentre in termini assoluti è Orzinuovi a regsitrare l’incremento maggiore: da 261 a 267, 16 in più.

Il capoluogo

Centro affollato per lo shopping natalizio - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Centro affollato per lo shopping natalizio - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

La città pare aver retto bene: stessi negozi di un anno fa, meno botteghe, più bar e ristoranti. In centro restano quartieri più dinamici, come il Quadrilatero delle piazze, via Palestro o via Gramsci. Il Carmine si conferma il quartiere dei locali (29,7% delle attività). I problemi sono in corso Mameli, corso Martiri e soprattutto nella zona della Camera di Commercio dove oltre la metà degli spazi (il 53%) è vuoto. Resta che in un decennio la nostra provincia ha perso un negozio su 5. I motivi? Il cambiamento delle abitudini, l’online, ma anche una minore capacità d’acquisto delle famiglie.

Secondo uno studio di Confesercenti la pandemia è stata uno tsunami per i consumi: nonostante il recupero registrato durante il 2021, dall’inizio dell'emergenza sanitaria la crisi innescata dal Covid ha cancellato quasi 4mila euro di spesa a famiglia. Il dato è la somma della riduzione dei consumi rispetto al livello pre-crisi registrata in media da ogni famiglia italiana nel 2020 (-2.653 euro) e nel 2021 (-1.298 euro), per un totale di -3.951 euro. Una compressione che in Lombardia sfiora i 5mila euro.

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