Mura: «Ho riciclato soldi. Ma non per la ’ndrangheta»

L’imprenditore di Erbusco racconta del sistema per la circolazione di contanti «Ho fatto la bella vita»
L'indagine va avanti: carabinieri e inquirenti che hanno lavorato all'inchiesta Scarface
L'indagine va avanti: carabinieri e inquirenti che hanno lavorato all'inchiesta Scarface
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Per lui è tutto un malinteso. «Avete interpretato male le intercettazioni». Si riferisce ai presunti rapporti con famiglie 'ndranghetiste contestati dalla Procura di Brescia.

È quanto si legge nei verbali dei primi interrogatori di Francesco Mura, l’imprenditore 41enne nato a Asti, ma residente a Erbusco, e ritenuto il riferimento del gruppo che ha riciclato denaro sporco attraverso il gioco del Lotto, comprando le schedine dal vincitore reale, indicato dai tabaccai coinvolti, e facendosi poi pagare dallo Stato. Nell’ambito dell’inchiesta Scarface, che ha portato a 14 arresti nelle scorse settimane, in casa sua, tra quadri, auto di prestigio e una montagna di soldi, i carabinieri gli hanno trovato anche 160mila euro tutti in monetine da un euro. 

«Come ho utilizzato i denari riciclati? In beni di lusso, ristrutturazioni immobiliari e bella vita» ha detto lo scorso 12 novembre rispondendo alle domande del pm Ambrogio Cassiani. Mura ha alzato le mani sui reati di natura fiscale. «Ammetto i fatti - ha detto - ma nego di essere l’ideatore ed il coordinatore di un sistema ben rodato ed esistente da tempo. Bigi, Dizioli e Salerno (coindagati) erano ampiamente esperti». L’imprenditore ha scaricato il peso delle responsabilità maggiori su alcuni, «ho ereditato il sistema Bigi e non ho creato nulla», e sollevato altri, come l’ex compagna Gabriella Corsini, la titolare - arrestata - del bar ricevitoria La Sfinge di Roncadelle ora sotto sequestro. «Ho riciclato denaro tramite la sua attività, ma lei non era a conoscenza delle rilevanza penale delle mie condotte» ha raccontato Mura. A parole ha pure voltato le spalle al padre, «non so perché abbia comprato e venduto una società nell’arco di un anno, ma certamente serviva per evadere il Fisco e per creare provviste di denaro». Poi però ha negato «gli interessi economici consolidati nel tempo con Giuseppe Pangallo, membro della ’ndrina Barbaro-Papalia» invece contestati dagli inquirenti.

«Sapevo che il suocero d Pangallo (l’ndranghetista Rocco Papalia) era noto per esposizioni malavitose. Su Pangallo non so se sia inserito in contesti malavitosi e anzi mi diceva che voleva andare all’estero per staccarsi dalla famiglia della moglie» ha dichiarato Mura. Precisando: «Nego di aver mai avuto rapporti d’affari con Giuseppe Pangallo. Non ho mai preso soldi da lui e mai glieli ho dati». Per chi indaga invece sarebbe stato proprio Pangallo ad evitare a Mura il fallimento di una sua società mettendogli a disposizione centomila euro, di cui 15mila forniti in contanti durante una vacanza in pedalò ad Alassio. «A suo figlio piaceva il Rolex che avevo al polso e me lo ha comprato. Ecco il perché di quei soldi» si è giustificato. Dalle intercettazioni emergerebbe che ad ogni inizio anno l’imprenditore a capo di alcune tv nel Cremonese doveva a Pangallo dei soldi. «La restituzione del prestito» secondo gli inquirenti. Sul punto Mura fa mettere a verbale: «Io ero benestante, lui disoccupato e scherzando gli dicevo che ogni anno il 3 gennaio gli consegnavo una busta con regali per lui e per i figli».

Mura ha anche parlato degli episodi di corruzione contestati all’ex comandante della Polizia stradale di Chiari Sergio Motterlini e al carabiniere dello stesso paese Nicola Firrarello, coinvolti nell’indagine e raggiunti da interdittiva di sospensione dal pubblico impiego. «Ammetto i fatti di corruzione, ma Motterlini è una brava persona e mi dispiace del problema che gli ho creato» ha detto. Sul carabiniere coinvolto invece: «Il cellulare che gli ho dato era un regalo per il compleanno e i 1.200 euro versati sulla sua carta prepagata li ha restituiti alla ricevitoria dove andava a giocare».

Ma chi è Francesco Mura? «Nasco come organizzatore di eventi in discoteca, ero il migliore promoter della Liguria e non solo» si è definito davanti al pm. La moglie, anche lei arrestata, in interrogatorio ha raccontato: «Francesco sembra un leone, ma alla fine è un gattino e comunque con la mafia non c’entriamo. Ho in casa - ha aggiunto - tanti libri di Falcone e Borsellino. Sono una grandissima estimatrice». Di contro però c’è l’interrogatorio di una ragazza cinese proprietaria di una sala slot a Erbusco e in passato anche di una ricevitoria all’interno dell’aeroporto di Bergamo, «pagata 120mila euro completamente in nero con i contanti nascosti in una borsa e versati in un’unica soluzione a Cristiano Barbi (altro arrestato, ndr)». Finito il suo interrogatorio la giovane orientale ha chiesto al pm: «Posso fare una domanda? Ma Francesco resta in carcere? Perché ho paura, è una persona violenta».

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