Mossoni: «Tre stranieri hanno ucciso Federica»

Un racconto cui nessuno crede, nè gli investigatori della Squadra Mobile vicentina, nè il pubblico ministero
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«Sono stati tre albanesi ad uccidere Federica. Hanno suonato alla porta di casa, volevano i soldi e poi l’hanno colpita alla testa con il calcio della pistola. Io poi non ho detto nulla a nessuno perchè avevo paura».

Questo in estrema sintesi il contenuto del colloquio che Franco Mossoni, il 55enne bresciano arrestato lunedì con l’accusa di omicidio e di occultamento di cadavere dell’attrice di film a luci rosse Federica Giacomini, ha avuto lo scorso 26 giugno con la psicologa dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia in cui è rinchiuso dallo scorso mese di febbraio.

È stato proprio Mossoni a chiedere di parlare con il medico il giorno dopo la scoperta, nelle acque del lago di Garda, poco lontano da Malcesine, del corpo della 43enne. E il contenuto di quelle rivelazioni choc, della banda di rapinatori e assassini albanesi, è contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip lunedì.

Un racconto cui nessuno crede, nè gli investigatori della Squadra Mobile vicentina che hanno condotto le indagini sulla scomparsa della donna, nè il pubblico ministero che le ha coordinate. E in casa di Mossoni a Vicenza sarebbero state trovate inoltre le prove della costruzione della cassa di plastica usata poi come bara da gettare in fondo al lago di Garda dal 55enne, spacciatosi per un biologo marino che doveva eseguire degli esami con una sofisticata e ingombrante attrezzatura tecnica. Ma in quella cassa c’era il corpo di Federica con il cranio spaccato.

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