Morelli: «Entro il 2023 il forum dei giovani»

Fascia 15-25 anni, psicologo gratis
Giovani bresciani (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Non è un Assessorato semplice, perché non è semplice la società nel quale è calato. E il tentativo, quotidiano, comporta piccoli passi costanti, senza «manuali d’istruzione» e, spesso, senza raccogliere i risultati in modo immediato. Ma i risultati, poi, arrivano. Non a suon di progetti da sfoggiare, ma a ritmo di storie a lieto fine. Vale per le Pari opportunità e vale anche per le Politiche giovanili, due settori le cui cabine di regia sono affidate all’assessore Roberta Morelli. E il cui scopo è rendere i destinatari di queste due politiche (da un lato, chi si trova discriminato e in condizioni di fragilità e, dall’altro, i giovani) autonomi e indipendenti, scacciando solitudini e disagi.

Traguardi

«Si tratta di due tematiche alle quali si devono dedicare tempo ed energie e non usare solo slogan - chiarisce Morelli -. Per quanto riguarda le Politiche giovanili i servizi sono appaltati a Il calabrone e Tempo libero, che gestiscono rispettivamente Mo.Ca. e Piastra pendolina». I progetti, alcuni micro altri più grandi ed altri ancora partiti nel piccolo e diventati poi opportunità per molti, sono tanti. L’assessore tiene a ricordare i più recenti: «Grazie a Link Babilonia, ad esempio, cento ragazzi si sono messi a disposizione come volontari; Fermenti è un’iniziativa che è stata capace di chiamare a raccolta moltissimi giovani». Ma è stato anche costruito il percorso Educativa di strada, che partirà a breve: «Questo porterà gli educatori formati sui luoghi più critici per coinvolgere ragazze e ragazzi in attività varie: si partirà dal centro storico e poi via via si farà tappa nei diversi quartieri». Grande il successo di Atelier Marchetti, dove si susseguono corsi e laboratori gratuiti per chi vuole imparare gratuitamente un mestiere: «Nell’atelier è stato allestito anche uno spazio bimbi per le mamme che, altrimenti, non potrebbero partecipare alle attività proposte». Un risultato raggiunto è sicuramente il titolo di «città dei giovani 2021», un percorso che - spiega Morelli - «non è certo concluso, ma anzi proseguirà e si arricchirà di nuove iniziative».

L’ultimo miglio

Dagli obiettivi raggiunti e «spuntati» sul programma di mandato a quelli da raggiungere in questi mesi. A partire da un «servizio pilota» che sarà salvato: quello dello psicologo gratuito per la fascia d’età dai 15 ai 25 anni. «La richiesta è altissima - conferma l’assessore -: i due psicologi sono a disposizione per otto incontri, di circa un’ora l’uno, per ogni ragazzo o ragazza. Si è riusciti ad accogliene 50, ma la domanda era più del doppio e continua a crescere». Per questo, anche se il finanziamento regionale è esaurito, il Comune ha deciso di rifinanziare il servizio con 10mila euro. L’impresa che caratterizzerà i prossimi mesi si chiama però Forum dei giovani: «Entro il 2023 vorrei riuscire a organizzarlo» annuncia Morelli.

Di cosa si tratta? Innanzitutto di un organismo permanente: «Il mio obiettivo è istituire una sorta di "Assemblea dei giovani" che non peschi solo dai rappresentanti studenteschi. Per arrivarci si passerà attraverso un percorso: saranno individuati rappresentanti delle scuole, delle associazioni, dei quartieri e una serie di giovani esterni a tutti questi ambiti. Quindi, attraverso una serie di tavoli di lavoro, i rappresentanti struttureranno proposte e progetti ai quali seguirà un momento di restituzione. L’idea è che questo grande ritrovo avvenga almeno una volta all’anno, ma nel frattempo rendere permanente il forum attraverso spazi virtuali, così da alimentare e proseguire il confronto». Una sorta di «stati generali dei giovani con i giovani» per intercettare non solo problemi ed esigenze, ma anche idee sulle quali investire e - soprattutto - creare rete. Il bando per costruire il progetto sarà pubblicato entro l’autunno.

Alloggi protetti al completo

Assessore, i giovani sono stati spesso al centro delle cronache in questi due anni. Sono davvero diventati un «problema di sicurezza»?

No, le narrazioni sui ragazzi non mi trovano d’accordo: ci sono piccoli gruppi che fanno dei disastri, questo è innegabile, ma per cambiare la rotta veramente non serve la sola repressione, bisogna comprenderne anche le ragioni e andare alla fonte. Quando sono messi in condizione di "poter fare", quando ci sono opportunità per loro, i giovani sanno essere seri e lo sono: bisogna coinvolgerli. E bisogna ricordare che l’impatto degli ultimi due anni è stato per loro pesantissimo.

Il Comune con l’apporto delle associazioni riesce a raggiungere tutti con gli strumenti che ha a disposizione?

Ci si prova ma no, non tutti. I più difficili da intercettare sono i cosiddetti Neet (Not in education, employment or training), coloro che nè studiano nè lavorano nè cercano di fare una delle due cose. La fascia di riferimento va dai 16 ai 34 anni e nel Bresciano sono circa 10mila. Abbiamo un Osservatorio giovanile, ma è la categoria che più di tutte sfugge dai radar. Lo stesso accade per l’abbondono scolastico: i ragazzi spariscono dai radar...

Come è messa Brescia sul fronte delle Pari opportunità? In questo ambito qualche riscontro c’è: penso, ad esempio, alle donne vittime di violenze...

Sì: innanzitutto sono aumentati a tre i centri antiviolenza a Brescia. La sensibilizzazione ha funzionato e sta funzionando: nel 2021 a chiedere aiuto sono state 500 donne, il dato più alto in assoluto e non sono tutte straniere, il 50% sono italianissime. Abbiamo il problema dei posti a disposizione: gli 80 alloggi in protezione sono tutti occupati e stiamo cercando nuovi spazi.

Che succede se non c’è spazio?

Si attiva la rete: nessuna viene lasciata sola. Certo, in questo caso alcune donne sono costrette a trasferirsi in altro Comune oppure anche fuori provincia con qualche disagio, ma una collocazione si è sempre trovata.

Qualche anno fa aveva tentato una riforma sui tempi per conciliare lavoro e famiglia: che fine ha fatto quel progetto?

Dovevamo partire con il cambiamento degli orari degli uffici, ma poi lockdown e smart working hanno congelato tutti i progetti.

Da cosa ripartirebbe ora?

Sogno una scuola aperta fino alle 18 o alle 20 con uno spazio compiti e, poi, una serie di attività ricreative che vanno da un ventaglio di attività sportive fino alla musica e le arti, non con i docenti scolastici ovviamente ma con professionisti dei diversi settori, un po’ sul modello anglosassone. Mi sarebbe piaciuto farlo dal lunedì al venerdì: sarebbe stata un’occasione per le famiglie e per i bambini e ragazzi. Ma se non ci sono i bandi e le risorse è difficile...

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