Mompiano dopo le violenze del Rigamonti: «Ci hanno portato la guerra in casa»

I tafferugli visti da chi vive nel quartiere. Il barista: «Chiuso dentro mentre mi sfasciavano il plateatico»
Le due panchine di marmo distrutte dagli ultras dopo Brescia-Cosenza - Foto © www.giornaledibrescia.it
Le due panchine di marmo distrutte dagli ultras dopo Brescia-Cosenza - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il giorno dopo è un brutto giorno. Mompiano prende a calci i candelotti dei lacrimogeni esausti abbandonati sull’asfalto. Riflette a freddo su ciò che gli ha tolto il sonno. L’unica spiegazione che il quartiere sembra in grado di darsi è anche la peggiore. «È tutto talmente assurdo - dice un residente che di partite ne ha viste e subite a proposito dei tafferugli di giovedì notte - da sembrare studiato a tavolino».

Scene da guerriglia

Negli occhi di residenti, dei commercianti, dei ristoratori, terrorizzati ed impotenti davanti a scene di guerriglia urbana che parevano sepolte sotto una pila così di almanacchi del calcio, dodici ore dopo ci sono ancora le scie dei lacrimogeni di Polizia che attraversano in un lampo ad altezza uomo via Dello Stadio. Ma anche le immagini dei tifosi che, con il passamontagna calato sul volto spaccano panchine di marmo, divellono plateatici, lanciano sedie delle pizzerie, scagliano pietre e menano bastoni di bandiere e grossi rami d’albero. Nelle orecchie rimbombano botti e minacce: «Se non la smetti di filmare, ti ammazzo» si è sentita dire la cliente di un ristorante all’ombra della curva sud. È qui che poco dopo il gol di Meroni si sono registrate le scene peggiori.

Ostaggio per mezz’ora

Al lavoro per ripristinare il plateatico vandalizzato  - Foto © www.giornaledibrescia.it
Al lavoro per ripristinare il plateatico vandalizzato - Foto © www.giornaledibrescia.it

Fausto, che ha passato il pomeriggio di ieri con trapano e avvitatore e l’amico Andrea nel tentativo di rimettere a posto il plateatico del suo bar, aveva previsto tutto. «Quando ha segnato il Cosenza sono uscito - ci ha detto - e ho ritirato sedie e tavoli. Poi mi sono chiuso dentro il locale e ho spento la luce. Dopo pochissimi minuti mi sono ritrovato circondato da un centinaio di ultras a volto coperto e con le cinghie in mano. Sono stati qua davanti diversi minuti, troppi. E hanno potuto fare quello che hanno voluto. Di solito, per le partite a rischio - dice indicando l’angolo di via Dello Stadio con via Novagani (la via sulla quale si affaccia la Tribuna) - ci sono sempre dei furgoni della Polizia. In questo caso c’erano solo le transenne che, ovviamente, sono state le prime a volare per aria».

Voci lontane

 Nelle orecchie delle persone offese da ultras e retrocessione c’è anche l’eco di accenti non proprio bresciani, ma nemmeno calabresi. «Tra i più facinorosi non mi sembrava ci fossero solo ultras nostrani - precisa Fausto - ma anche gente da fuori. Sembravano assetati di violenza. Volevano spaccare tutto. Per fortuna qualche ragazzo della curva glielo ha impedito, altrimenti oggi il plateatico non potrei nemmeno aggiustarlo. Non l’avrei proprio più».

Bimbi terrorizzati

Difficile spiegare i tafferugli, impossibile spiegarli ai bambini. «La mia bimba, quattro anni, era terrorizzata. "Aiuto mamma, aiuto" continuava ad urlare, "mi vogliono rompere tutta la casa". Abitiamo proprio sopra il muro che protegge la tifoseria ospite dagli eventuali assalti - ci ha raccontato la giovane mamma -. Non abbiamo mai visto scene del genere: si sentivano continue esplosioni. I fumogeni hanno reso l’aria del tutto irrespirabile. Scene che stiamo vedendo in televisione per la guerra in Ucraina e che abbiamo vissuto in casa per una partita di calcio. Tranquillizzare mia figlia non è stato facile. Farla addormentare tanto meno. Speriamo riesca a cancellare tutto al più presto». 

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