Mobilità, il sistema Gangi: «Decido io chi lavora»

Il funzionario del Comune è negli Usa, al ritorno lo attende il carcere. Oggi interrogato Denis Moras.
AA

Decidere, decideva lui. Giandomenico Gangi, responsabile del servizio mobilità e trasporto pubblico del Comune, si rivolgeva ai collaboratori senza lasciare spazio a discussioni. Soprattutto quando si trattava di scegliere chi inserire in un progetto: «Beh, vediamo, se ti dico che deve lavorare vuol dire che deve lavorare». O quando cercava di far sì che Siemens e Mizar trovassero un punto di incontro per la suddivisione dell'appalto di «Brescia Info»: «Se sono intelligenti loro devono, semplicemente, mettersi d'accordo e spartirsi la torta (...). È chiaro che... che non possono pensare di dividere esattamente a metà».

Giandomenico Gangi è uno dei sette indagati dell'inchiesta «Semaforo rosso». Coordinata dal sostituto procuratore Silvia Bonardi, è culminata con il blitz dei carabinieri che martedì mattina ha portato a due arresti e a perquisizioni negli uffici comunali di via Marconi e di Brescia Mobilità. Al centro, l'assegnazione degli appalti nel progetto «Pit», piano integrato del trasporto pubblico e privato avviato dall'assessorato alla Mobilità, del valore di 2,3 milioni di euro. Un piano, confluito nel cervellone elettronico «Brescia Info», finanziato da Regione Lombardia, Comune e Brescia Mobilità.

Le accuse comprendono corruzione, concussione, truffa aggravata e turbata libertà nella scelta del contraente. Michele De Beaumont, titolare di uno studio di ingegneria, già consulente del Comune sui temi della viabilità cittadina, e Denis Moras, imprenditore nel ramo delle tecnologie informatiche, sono finiti ai domiciliari per ordinanza del gip Enrico Ceravone. Per Gangi è invece previsto il carcere. Il funzionario del Comune si trova però negli Usa per un convegno organizzato dalla Mizar, azienda che dalla Loggia ha avuto un appalto di 1.415.000 euro per «Brescia Info». La notizia della misura restrittiva è arrivata all'indagato dalla stampa, il suo rientro in Italia è previsto il 9 ottobre. Tra gli indagati vi è anche Severo Pace, dipendente di Brescia Mobilità, ritenuto a conoscenza delle collusioni in atto tra le altre persone sotto inchiesta.

Le indagini, dirette dal capitano dei carabinieri Pietro D'Imperio, scattano nel settembre 2011 in seguito alla denuncia di un ex consulente di Gangi. Nel 2010 gli viene chiesto di favorire una delle aziende di Moras, la 3 Services, in un appalto di 100mila euro per rilevazioni su strada, e di inserire nel progetto una persona indicata da Gangi. Il collaboratore prova ad opporsi, ma inutilmente: «Se io ti dico una cosa è quella. Punto!» è la risposta. Passano pochi mesi e il contratto di collaborazione non viene rinnovato, senza spiegazioni.

Condotti con intercettazioni telefoniche e telematiche, gli accertamenti evidenziano ambiti paralleli. Da un lato, secondo gli inquirenti Gangi e De Beaumont si organizzano con gli altri indagati Alfredo Bolelli e Fabio Marangini (ad e dipendente della Mizar Automazione) e Gaia Maria Gobetta (dipendente di Siemens) per costruire un capitolato su misura per le due aziende. La realizzazione della «Piattaforma integrata traffico» prevede impianti e sistemi di regolamentazione semaforica, acquisizione dei dati sul traffico, sistemi di diffusione delle informazioni e viene affidata alle due società attraverso una via preferenziale. Non rispettando però, nel caso della Mizar, i termini della procedura negoziata senza pubblicazione di un bando di gara. Gli 1,4 milioni dell'appalto superano il limite massimo previsto (1 milione).

Alla Siemens vanno invece 500mila euro. Le intercettazioni ricostruiscono in modo puntuale l'attività di preparazione dei capitolati tecnici con i responsabili delle due aziende. Alle quali viene imposto Moras come fornitore del videowall, un maxischermo da usare per la diffusione delle notizie in tempo reale sulla mobilità. De Beaumont riceve invece la commessa, da parte di Siemens e Mizar, del sistema informatico Cube, fornito dal suo studio tecnico.

Le aziende di Moras, la 3 Service e la Imagine Computers, ottengono secondo gli inquirenti anche altri benefici dal rapporto con Gangi. Si tratta, per esempio, di appalti per la rilevazione dei flussi di traffico. Attività piccole, con contratti sotto i 20mila euro, per cui Moras doveva impiegare persone vicine o suggerite dal funzionario comunale (la sua amante, il cugino, una consigliera circoscrizionale della Lega Nord).

Il quadro delle relazioni e delle attività sviluppate dagli indagati, secondo gli inquirenti, è complesso. Al momento non sono accertati passaggi di denaro, ma l'inchiesta prosegue prendendo in considerazione anche altri progetti curati da Gangi. In tutto ciò, il Comune risulta essere, come specificato nella conferenza stampa di ieri dal comandante provinciale dei carabinieri, il col. Marco Turchi, «parte lesa». Nelle intercettazioni Gangi cita i nomi del vicesindaco Fabio Rolfi, del direttore generale, Alessandro Triboldi, del direttore di Brescia Mobilità, Marco Medeghini, e di altri funzionari della Loggia. Persone coinvolte per ruolo istituzionale nel progetto «Brescia Info», ma estranee ai fatti contestati da «Semaforo rosso». Figure che in qualche caso vengono viste da Gangi come un possibile intralcio alle manovre. Quelle per cui, De Beaumont ad un certo punto dice: «Ragazzi si... si va in galera (...) facendo così si va in galera!».

E proprio De Beaumont sarà sentito domani mentre oggi è stato interrogato Denis Moras, che si è avvalso dalla facoltà di non rispondere.

Emanuele Galesi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Argomenti