«Mio figlio è stato usato: non può esserci lui dietro 250 kg di droga»

L’amaro sfogo della madre del 30enne finito in carcere dopo il maxi sequestro da parte della Polizia
La droga sequestrata - © www.giornaledibrescia.it
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È rimasto in silenzio. E per il Gip deve rimanere in carcere. Sì è avvalso della facoltà di non rispondere il 30enne di origini rumene fermato mentre entrava in un garage di via Zadei, in città, dove gli uomini della Squadra mobile della Questura hanno poi trovato due quintali e mezzo di droga tra hashish e marijuana.

Difficile immaginare che i poliziotti siano arrivati al garage solo per le segnalazioni dei residenti. Il carico era troppo grande per poter rimanere nascosto e sopratutto il giovane ora in carcere era di fatto sconosciuto alle forze dell’ordine. Il 30enne è infatti in Italia da un mese. «Lo hanno usato - dice la madre in una mail inviata al Giornale di Brescia -. Non vi chiedete come sia possibile che un giovane arrivato in Italia da trenta giorni, senza residenza, senza soldi, finisca in possesso di droga per un valore di 3 milioni di euro da un giorno all’altro?».

Dubbi e quesiti

Domanda lecita, anche se va ricordato che i genitori sono sempre gli ultimi a sapere. Di certo il 30enne rappresenta un anello, probabilmente l’ultimo, della catena del narcotraffico. Sfruttato forse proprio per la fedina penale pulita. «Non aveva la residenza, non conosceva la lingua, non aveva una casa, un’auto, un garage. A nessuno importa chi era il proprietario della casa, della macchina, del garage e tutto il resto? Non erano 2 chili di droga. Erano 250 - scrive la madre -. Mio figlio è stato offerto insieme alla cosiddetta cattura, in modo che coloro che si occupano davvero di queste cose possano lavorare con calma».

Il figlio al momento dal carcere di Canton Mombello si è chiuso nel silenzio. Non ha detto dove ha acquistato la droga, chi ha messo a disposizione il garage, a che abitazione era collegato. Nulla. Ha nominato un legale, probabilmente su indicazione di chi gli ha fornito le due tonnellate e mezzo di droga e che ha dato all’ultimo arrivato le consegne, comprese quelle di come muoversi in caso di arresto. «Non lo conoscevo» conferma il legale che lo difende. E che racconta: «È stato fermato mentre entrava nel garage con il telecomando e aveva le chiavi. Elementi pesanti».

Indagini

L’inchiesta della questura non si ferma e l’obiettivo è quello di risalire la filiera del narcotraffico. Per arrivare a chi aveva il pieno controllo dei due quintali di stupefacente. «Sapevamo che lavorava come autista per un’azienda di noleggio auto - racconta la madre del 30enne. Doveva prendere o portare le auto dell'azienda ai clienti che le noleggiavano. Quel giorno sapevo che doveva andare all’aeroporto di Verona per prendere un’auto, che doveva essere portata alla sede di Brescia. Ho ricevuto una chiamata che diceva che era stato arrestato». 

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