Milioni sotterrati in giardino: l’accusa contesta la sentenza di condanna a 4 anni

Procura della Repubblica e Procura Generale non ci stanno. E contro la sentenza che ha condannato Giuliano Rossini, l’imprenditore di Gussago passato alla cronaca per aver sotterrato una dozzina di milioni di euro in contanti nel giardino di casa, a quattro anni di carcere, non potendo rivolgersi alla Corte d’appello - per volere della recente riforma Cartabia, che impedisce il secondo grado in caso di condanna in primo senza modifica del titolo di reato - presentano direttamente ricorso per Cassazione.
Secondo il sostituto procuratore Claudia Moregola il giudice dell’udienza preliminare non ha fornito alcuna motivazione di come abbia determinato la pena finale, in particolare di come abbia individuato il più grave dei 40 capi di imputazione contestati al Rossini e di come abbia calcolato gli aumenti di pena per i reati satellite. «Così facendo - scrive la pm - il giudice non fa che disattendere all’obbligo motivazionale in punto di pena precludendo una verifica puntuale sulle modalità del suo calcolo».
Alla Cassazione si è rivolto anche il sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello Giulia Labia. Nel ricorso lamenta che il gup, nel condannare Giuliano Rossini, ha disposto la confisca dei beni sequestrati dal gip nel corso delle indagini e non, come avrebbe dovuto, la confisca di beni, denaro e valori per un ammontare pari al profitto del reato che l’accusa ha quantificato in poco più di 100 milioni di euro, quindi cinque volte tanto quanto sequestrato nel corso dell’inchiesta.
I due ricorsi, se accolti, potrebbero cambiare e non di poco l’orizzonte dell’imprenditore gussaghese finito al centro dell’inchiesta per maxifrode al Fisco. Alla luce della sentenza del gup dello scorso 12 maggio, scontato il primo anno di carcere, il 40enne potrebbe chiedere la messa alla prova e scontare il resto in libertà. Libertà anche di godersi il resto del profitto guadagnato - secondo l’accusa - con chili e chili di fatture false e, sempre secondo chi ha indagato, al riparo dal sequestro della Gdf e dalla confisca, perché custodito in conti correnti all’estero, in particolare in Austria e a Panama.
La prospettiva, in caso di intervento della Cassazione, potrebbe divenire prossimamente meno allettante per Rossini: la pena da scontare potrebbe crescere insieme alle difficoltà da attraversare per godersi quanto accumulato.
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