Michele Mirabella: «Il cancro lo battiamo aiutando la ricerca»

«Tutto si può vincere se giovani ricercatori decidono di spendere la propria vita per trovare l'antidoto contro il cancro. La vera sconfitta è già in corso se la ricerca è aiutata». Non è una frase fatta, ma una ferrea convinzione quella che Michele Mirabella, conduttore televisivo, regista, attore teatrale, docente universitario e testimonial Airc pronuncia soffiandola nel ricevitore del suo cellulare.
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«Tutto si può vincere se giovani ricercatori decidono di spendere la propria vita per trovare l'antidoto contro il cancro. La vera sconfitta è già in corso se la ricerca è aiutata».
Non è una frase fatta, ma una ferrea convinzione quella che Michele Mirabella, conduttore televisivo, regista, attore teatrale, docente universitario e testimonial Airc pronuncia soffiandola nel ricevitore del suo cellulare.

Insieme al suono di qualche clacson - segnale sonoro del traffico romano - arriva però anche il vento caldo della sua speranza. «La ricerca va incoraggiata, promossa e sostenuta - continua Mirabella - e se mi si chiede perché rispondo semplicemente perché è utile a tutti. In termini di qualità di vita, di speranza, di aspettativa. Purtroppo finché c'è qualcuno malato di cancro nel mondo, siamo malati tutti, è una condizione che tocca l'umanità, in maniera indistinta».

Una «motivazione» universale che si esplica in un esercizio altrettanto vasto.
«Conosco la leggendaria generosità dei bresciani e la loro grandezza d'animo. Penso che appelli per spingere a gesti di solidarietà non servano o non siano richiesti. Sono convinto che la solidarietà debba godere di uno statuto particolare, che vada annoverata tra gli imperativi etici, un esercizio di solidarietà e socialità, un'espressione di nobile egoismo. Solo così infatti garantiamo la possibilità di far progredire gli studi e di alimentare, allo stesso tempo, tra le persone, la fiducia nelle nuove cure».

La battaglia al cancro, però, inizia ben prima dell'insorgere della malattia.
«L'umanità ha cominciato da pochi battiti d'ali di farfalla a conoscere come siamo fatti. Abbiamo conosciuto prima l'Australia delle isole del pancreas. Il cammino è lungo, la prevenzione al cancro è una sorta di epifenomeno.
Quel che si dovrebbe perseguire è il perfezionamento dell'amore che proviamo verso noi stessi, una sorta di ricerca scientifica anch'essa che ci porti ad abitudini di vita virtuose per non incorrere nella malattia. Pensiamo alla saggezza degli antichi, che pur essendo digiuni di tante certezze scientifiche, sapevano però praticare la prevenzione. Ispiriamoci al loro esempio e raddrizziamo i nostri stili di vita» continua Mirabella che non perde poi occasione far volare ancora più in alto il discorso. «La prevenzione si declina naturalmente anche nella salvaguardia delle condizioni del pianeta, cementificando meno, ad esempio, o sforzandosi di ridurre l'inquinamento. Mi verrebbe quasi da dire, per riassumere, che per evitare la malattia si dovrebbe liberare tutta la bellezza che ci sta intorno. Il discorso è affascinante, ma dobbiamo tenere i piedi per terra, dobbiamo tenere alta la guardia, mettere in campo ogni mezzo. Mi saluti tanto tutti i bresciani».
Cecilia Bertolazzi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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