Metalli in nero, fatture false: frode per 3 milioni

Acquistavano metalli ferrosi in nero e li rivendevano con tanto di fattura rigorosamente falsa a commercianti del settore
L’indagine. Gdf al lavoro
L’indagine. Gdf al lavoro
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Acquistavano metalli ferrosi in nero e li rivendevano con tanto di fattura rigorosamente falsa a commercianti del settore. I loro carichi venivano così ripuliti e finivano nel circuito ufficiale, nei forni di acciaierie non solo bresciane. Hanno fatto male i loro conti. Una delle consegne proibite, nel corso dell’estate 2017, è finita in bocca agli uomini della Guardia di Finanza di Brescia. Le Fiamme Gialle erano impegnate in un controllo fiscale in un’azienda di Castenedolo quando al cancello del capannone si è presentato un autocarro con un po’ di rottame.

La risposta non proprio esaustiva alla domanda della bolla d’accompagnamento del materiale ha indotto gli uomini della Gdf a guardare più a fondo e a scoprire il giro finito nel fascicolo aperto in procura dall’allora procuratore aggiunto Sandro Raimondi. Gli inquirenti hanno ipotizzato l’associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, ricettazione e false fatture. Nove sono gli indagati, tutti residenti tra città e provincia, eccezion fatta per uno emigrato in Spagna. Tre di loro sono i rappresentanti legali delle aziende che avrebbero acquistato gli scarti ferrosi e annotato le fatture false, pur sapendo che i primi erano «in nero» e le seconde emesse da aziende inesistenti.

Gli altri sei sono - secondo la ricostruzione degli inquirenti - soggetti che vivono ai margini dell’economia emersa e lo fanno infilando una serie di espedienti tutti al di là della legge e che non avevano certo scrupoli nel vendere metalli in nero e nell’emettere fatture false. Secondo i conti fatti dagli uomini guidati dal colonnello Salvatore Russo, la frode ammonta a circa tre milioni di euro. In queste ore le Fiamme Gialle hanno eseguito sequestri per 2 milioni e mezzo di euro.

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