Mercenari in Ucraina, indagata la reclutatrice bresciana

Per la Procura di Brescia il punto di riferimento è una donna 65enne residente a Gussago. «È terrorismo»
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RECLUTAVA MERCENARI, INDAGATA PER TERRORISMO
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Nelle scorse settimane il giudice Elena Stefana aveva rigettato la richiesta di arresto avanzata dalla Procura. «Non c’è rischio di reiterazione del reato» la motivazione. Perché il contesto geopolitico in cui si è sviluppata la vicenda è ormai mutato. Resta però il reato relativo al 2015. E per questo, nonostante si sia salvata dal carcere, rischia di finire comunque a breve a processo una donna di 65 anni.

Torinese di nascita, ma residente a Gussago è accusata di arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale. All’attenzione della magistratura bresciana è finito pure un trasferimento di denaro in Mali, effettuato dalla stessa donna, e descritto in ordinanza come un «opaco e fumoso affare». L’avviso di conclusione indagini, firmato dal sostituto procuratore Erica Battaglia, è stato anche inviato ad altre persone che hanno alle spalle un percorso nel mondo della sicurezza privata o come guardia giurata. Si tratta di un 57enne e un 51enne milanesi e un 53nne di Bologna. Coloro cioè che la donna residente nel Bresciano e titolare di una società con sede a Londra, la Victoria Security Ltd, aveva inviato in Ucraina, nei territori della regione del Donbass «affinché - scrive la Procura - fossero impiegati militarmente grazie all’intermediazione dell’italiano Andrea Palmieri, detto il Generalissimo, nell’ambito del conflitto secessionista ucraino».

I tre indagati vengono definiti «mercenari al fianco delle milizie filorusse a sostegno delle autoproclamatesi Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk». Già la Procura di Genova, nel 2018, aveva acceso i riflettori sugli italiani partiti per combattere in Ucraina e oltre ad Andrea Palmieri, capo ultrà della Lucchese e latitante, nel mirino era finito il bresciano residente a Cologne, Massimiliano Cavalleri, detto Spartaco, tutt’ora irrintracciabile per le autorità italiane. Il filone di inchiesta chiuso pochi giorni fa è di competenza della magistratura bresciana dopo che la Procura generale di Kiev aveva trasmesso gli atti, attraverso una richiesta di assistenza giudiziaria internazionale, sostenendo che «soggetti residenti in provincia di Brescia sono ritenuti appartenenti a illecite formazioni paramilitari per attività di terrorismo».

I tre «mercenari» arruolati dalla donna residente a Gussago, partirono dall’Italia il 7 febbraio 2015 per far poi ritorno il 17 febbraio. Cosa abbiano fatto nei dieci giorni tra Russia e Ucraina solo loro lo sanno. Nel computer della 65enne ritenuta la figura che collega l’Italia all’Ucraina, gli inquirenti hanno trovato un file denominato «team per missioni» con nominativi di persone pronte da mandare a combattere. Tra esperti balistici, fucilieri e uomini addetti alla sicurezza.

 

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