Mazzette per appalti, in manette «faccendiere bresciano»

Inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Milano. Il bresciano Alessandro Raineri millantava contatti a livello romano
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Una mazzetta da circa cinquanta mila euro in cambio dei lavori in subappalto per il collegamento ferroviario tra il Terminal 1 e il Terminal 2 di Malpensa. Un sistema messo a punto da un gruppo di imprenditori, tra cui alcuni ritenuti contigui alla 'ndrangheta, fatto di società edili che si alternavano con scadenza biennale nella aggiudicazione, come subappaltatrici, delle commesse pubbliche in Lombardia. Società edili che poi, dopo essere state depredate, finivano a gambe all'aria e che, grazie al «trucco» dell'inversione contabile Iva, prima di essere dichiarate fallite, sarebbero riuscite pure a evadere il Fisco per oltre 20 milioni di euro.
Sono questi gli ingredienti dell'inchiesta coordinata dal Procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccasini e dal pm Bruna Albertini che oggi ha portato il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza ad arrestare 14 persone, di cui tre ai domiciliari, e a una raffica di perquisizioni. A firmare l'ordinanza di custodia cautelare è stato il gip Alessadra Simion.


I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, indebite compensazioni, truffa ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni nonché illecita concorrenza realizzata tramite minaccia e violenza.


E poi, solo uno degli arrestati - Alessandro Raineri, presunto «faccendiere bresciano» - è accusato di millantato credito: avrebbe avuto conoscenze in parte vere e in parte false a livelli molto alti negli Enti Pubblici e delle istituzioni, tra funzionari statali e a Roma, che avrebbe fatto finta di contattare per aiutare e favorire gli imprenditori di cui sarebbe stato «a libro paga» nella corsa al subappalto. 

 

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