Maxi frode fiscale, tra gli indagati anche un imprenditore edile della Bassa Bresciana

Per la Guardia di Finanza di Verona, il bresciano sarebbe tra i referenti dei promotori del raggiro. Per lui è scattato il sequestro di beni
Guardia di Finanza (simbolica)
Guardia di Finanza (simbolica)
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C'è anche un imprenditore edile della Bassa Bresciana tra le 14 persone indagate dalla Guardia di Finanza di Verona nell'ambito di un'inchiesta su un maxi frode fiscale messa in atto con false compensazioni per cessioni di crediti e lavori mai eseguiti nell'ambito dei bonus facciate e ristrutturazione.

Secondo le Fiamme Gialle l'imprenditore era tra i referenti dei promotori del raggiro, un commercialista e un architetto veronesi. A lui sono stati sequestrati documenti, cellulari e materiale informatico ma anche beni e disponibilità finanziarie per circa 3 milioni di euro.

Nello specifico sarebbero state individuate comunicazioni false all'agenzia delle entrate con crediti fasulli per circa 84 milioni di euro: molti dei lavori dichiarati si riferivano ad immobili inesistenti e molte delle persone fisiche che li hanno dichiarati non risultano possessori di immobili.

L'indagine

Un sequestro di 110 milioni di euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Verona nei confronti di 13 società, e 14 persone, per una frode messa relativa alle misure del bonus facciate. I finanzieri hanno operato tra le province di Roma, Verona, Vicenza, Padova, Brescia e Milano dopo aver accertato l'esistenza di persone che avevano usato in maniera distorta le misure agevolate per gli interventi edilizi, sotto forma di crediti d'imposta cedibili a terzi e utilizzabili in compensazione, o monetizzabili presso le banche. 

Nella frode sono coinvolti tutti coloro che hanno partecipato alla generazione dei crediti inesistenti, e alla compilazione dei Cir con le particelle catastali di immobili fittizi. 

È stato scoperto un sistema di frode con il quale erano stati comunicati all'Agenzia delle Entrate crediti d'imposta inesistenti sul bonus «facciate» per oltre 84 milioni di euro. Alcune delle società sono risultate prive di strutture e mezzi per la realizzazione degli interventi edilizi oggetto di bonus; la maggior parte delle persone fisiche che avevano ceduto il credito d'imposta per dichiarati lavori edilizi alle 6 società indagate, non era proprietaria di alcun immobile; i lavori, mai eseguiti, sono stati dichiarati all'Agenzia delle Entrate con dati catastali artefatti, relativi a immobili inesistenti.

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