Matteo Renzi: «Caso Tortora, un "orrore" giudiziario che ha molto da dire oggi»

Il neo direttore del Riformista a «Castenedolo incontra» per presentare il libro della figlia del conduttore: «Chi sbagliò fece carriera»
  • «Castenedolo incontra» con Matteo Renzi e Gaia Tortora
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L’ultima volta che era stato ospite della rassegna culturale «Castenedolo incontra» aveva presentato il suo libro «Il mostro» con a fianco Carlo Nordio, che due mesi più tardi sarebbe diventato ministro della Giustizia. Ieri è tornato per parlare e attaccare nuovamente la magistratura.

Partendo da un caso che ha fatto la storia della malagiustizia italiana. «Quello di Tortora non è stato un errore giudiziario ma un orrore che ha molto da dire ancora oggi» dice Matteo Renzi tenendo tra le mani l’ultimo libro di Gaia Tortora, vice direttrice del tg di La7, figlia di Enzo e che in 120 pagine di «Testa alta, e avanti» racconta il dramma vissuto da suo padre nel 1983.

Con l’arresto e il processo (giudiziario e mediatico) conclusosi con l’assoluzione solo cinque anni dopo. «Oggi come allora quelli che sbagliano nella giustizia fanno carriera. Uno dei pm della vicenda Tortora è andato al Csm ed è stato premiato» commenta Renzi. «In 40 anni sono cambiati molti aspetti, ma i problemi nella giustizia del Paese sono rimasti. Il referendum che Tortora lanció sulla responsabilità dei magistrati era passato a larghissima maggioranza, ma solo nel 2015 una legge ha affermato questo principio. Non basta. In questi 40 anni - prosegue Renzi - il passo verso un garantismo che rispetti le persone non è stato fatto. Dobbiamo farlo perché troppe persone ancora oggi sono vittime di errori giudiziari e chi sbaglia deve pagare. Nordio? Sono contento che un governo al quale io faccio opposizione abbia scelto un ministro di grande livello. Adesso spero sia messo nelle condizioni di fare il suo lavoro e concretizzare le sue idee».

Il senatore di Italia Viva e neo direttore del Riformista, che ha abbandonato la classica camicia bianca per la t-shirt sotto la giacca, fa un solo accenno alla politica. «È più facile che la Fiorentina vinca un trofeo o il mio ritorno con Calenda? Ancora oggi siamo nello stesso gruppo parlamentare, anche se ci sono stati scontri per me incomprensibili e io ho sempre cercato di evitare tensioni. Da grande tifoso spero finisca bene per la Fiorentina» chiude Renzi.

Martelli e Vittorini

Parla, tra la serata e l’anteprima in diretta televisiva su Teletutto, sotto gli occhi di Claudio Martelli, ospite al pari dell’avvocato Piergiorgio Vittorini, e che dal 1991 al 1993 è stato ministro della Giustizia. A 30 anni esatti dall’hotel Raphael e dal lancio delle monetine contro Bettino Craxi, il primo affondo è proprio rileggendo quegli anni. «Si è distrutta una Repubblica a colpi di magistratura. Ci sono stati 48 suicidi nell’epoca di Mani pulite e non mi si dica che chi si è tolto la vita lo ha fatto per vergogna» dice Martelli.

E mentre Gaia Tortora auspica una riforma vera («Serve una svolta soprattutto su due temi: Separazione delle carriere e carcerazione preventiva»), l’ex vice di Craxi fotografa uno dei cortocircuiti dell’attuale giustizia.

«Noi - dice Martelli - pensiamo come tutti i cittadini normali che i magistrati abbiano il compito di reprimere i reati, nella realtà si vuole affermare il principio che la magistratura ha il diritto di indagare sui comportamenti legali per rintracciare eventualmente qualche reato. E questo non va bene. Ma ricordiamo che l’Italia è lo stesso paese che ha premiato la campagna di delegittimazione che ha portato i Cinque stelle al governo. Il populismo ha nelle sue colonne portanti il giustizialismo e gli italiani li hanno seguiti su temi determinanti come mettere in dubbio la presunzione di innocenza che sta scritta in Costituzione».

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