Matrimoni, meno fiori d’arancio e separazioni stabili

Le nozze con rito religioso sono il 37%: 1.299 su 3.494. Nel 2020 un vero e proprio crollo delle cerimonie
Matrimonio (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Di questo passo diventeranno una rarità. Sono sempre meno i fiori d’arancio che sbocciano nelle chiese e nei municipi bresciani. Il calo dei matrimoni sembra inarrestabile, in linea con la tendenza nazionale. Lo dicono i dati Istat, secondo cui nella nostra provincia nel 2019 sono stati celebrati 3.494 sposalizi contro i 3.675 del 2018.

Il riassunto del 2020 non è ancora disponibile, ma certamente registrerà un vero e proprio crollo. Un anno extra ordinario per il lockdown, che ha costretto a rimandare cerimonie nuziali e banchetti, come confermano alcuni esempi campione.

A Brescia, per esempio, nel 2019 c’erano stati 307 matrimoni civili: l’anno scorso sono precipitati a 249. A Salò due anni fa si erano celebrati 12 riti in chiesa e 54 in municipio: nel 2020 sono stati rispettivamente 3 e 27. Una decimazione. Lo stesso a Montichiari: 95 nel 2019 (31 in forma religiosa e 64 civile), 66 l’anno passato (11 e 55). A Rovato si è scesi da 49 a 25. In calo. Il report 2019 dell’Istat dà un’altra conferma: il declino dei matrimoni religiosi, che sono ormai solo il 37,2% (1.299 su 3.494). Due anni fa nel capoluogo si sono sposate 467 coppie, 307 in Loggia e 160 nelle parrocchie. Rispetto alla provincia, la città ha avuto un andamento anomalo, aumentando i fiori d’arancio:448 nel 2018 (170 religiosi, 278 civili), 19 in più che nel 2019. Nel complesso, l’83,7% degli sposi era celibe o nubile, il 15,2% divorziato, l’1,1 vedovo.

Il mese preferito per convolare a nozze è settembre (663 coppie), seguito da giugno (618); il meno gettonato è gennaio (94). Crescono i matrimoni con almeno uno sposo straniero, dunque di cultura e religione diverse. Un fenomeno che influisce sul calo dei riti religiosi. Nel 2019 nel Bresciano ci sono stati 164 sposalizi con entrambi i contraenti stranieri (almeno uno residente in Italia); 408 con lo sposo italiano e la compagna di altra nazionalità; 150 con la donna italiana e l’uomo con passaporto estero. In totale 722: oltre il 20 per cento. Un dato che la dice lunga sul grado di integrazione nella nostra provincia.

Le curiosità. Guardando fra i dati emergono alcune curiosità. C’è una netta minoranza di Comuni in cui i matrimoni religiosi superano ancora quelli con rito civile: Iseo (28 a 22), Lumezzane (26 a 25), Bagnolo (14 a 11), Chiari (23 a 19), Erbusco (22 a 16), Lodrino (2 a 0), Longhena (3 a 0), Maclodio (2 a 0), Rodengo (16 a 9). In altri nel 2019 si è celebrato un solo sposalizio, per altro civile. Si tratta di paesi piccoli: Agnosine, Anfo, Sonico, Marmentino, Zone. Nessuna unione in chiesa anche a Bovegno, Brandico, Braone, Cevo e Fiesse. Zero nozze a Valvestino, Cerveno, Cimbergo, Irma e Magasa. I due riti pareggiano a Manerbio (36 in tutto), Palazzolo (50), Breno (20), Manerba (10). Civile. In alcuni Comuni la preponderanza del rito civile è davvero clamorosa. Coccaglio (43 contro 4), Salò (54 a 12), Travagliato (50 a 14), Sirmione (39 a 18), Castel Mella (30 contro 2), Castenedolo (40 a 13). Nel 2020, abbiamo anticipato in apertura, il numero dei matrimoni ha avuto un ulteriore, forzato crollo. Altri esempi: a Puegnago nel 2020 ci sono stati 5 sposalizi (4 religiosi e uno civile) contro gli 11 del 2019 (2 contro 9); a Desenzano 55 (50 civili e 5 religiosi), mentre nel 2019 erano stati 87 (61 celebrati in municipio e 26 in chiesa). Ma c’è pure chi difende le posizioni. A Bedizzole nell’anno del Covid si sono sposate 24 coppie:lo stesso numero dell’anno precedente.SocietàIl rapporto dell’Istat sui matrimoni.

Divorzi e separazioni. Quasi quattromila. Per la precisione 3.920: è la somma dei matrimoni legalmente falliti o in procinto di essere dichiarati tali nel Bresciano. Si tratta di dati Istat riferiti al 2019, che comprendono le cause di divorzio e separazione davanti al tribunale o agli uffici di stato civile dei Comuni. Praticamente si equivalgono: 1.981 separazioni e 1.939 divorzi. Cominciamo dalle prime.
 

Le separazioni consensuali sono state 1.105, quelle giudiziali 257 per un totale di 1.362 casi trattati in tribunale. Ci sono poi le 619 separazioni registrate in municipio (ex articoli 6 e 12 della legge). E veniamo ai divorzi. Davanti al tribunale sono stati 1.215, così divisi: 194 divorzi congiunti con scioglimento di matrimonio, 570 congiunti con cessazione degli effetti civili, 161 divorzi contenziosi con scioglimento, 290 con cessazione degli effetti civili. Infine ci sono 724 casi registrati negli uffici comunali.

Capitolo unioni civili. Nel 2019 sono state 57, con una netta prevalenza di maschi (72 per cento). Il 90 per cento dei contraenti era nubile o celibe. Il 35 per cento possiede un diploma di scuola media superiore, il 30 per cento quello di scuola media, il 23 per la laurea. 
Per quanto riguarda il panorama nazionale, l’Istat segnala un calo dei matrimoni, delle unioni civili e anche dei divorzi. Nel 2019 in Italia sono stati celebrati 184.088 sposalizi, 11.690 in meno rispetto al 2018 (-6 per cento). Riguarda soprattutto le prime nozze, ma scendono anche le seconde o successive (-2,5 per cento). I divorzi sono scesi a 85.349 (-13,9 per cento rispetto al 2016) dopo l’esplosione registrata in seguito alle norme di semplificazione introdotte nel 2014-2015. Le separazioni sono stabili (97.474). Il numero delle unioni fra partner dello stesso sesso sono state 2.297. 

C’è un fenomeno generale sui matrimoni, che riguarda anche il nostro territorio: aumentano le convivenze prima dei fiori d’arancio e dunque si alza l’età di chi decide di convolare davanti al sacerdote o al sindaco. Per quanto riguarda i primi matrimoni, i maschi hanno in media 33,9 anni e le femmine 31,7, rispettivamente 1,8 e 2,3 anni in più rispetto a un decennio prima. La quota dei matrimoni con almeno una persona straniera è più elevato nel Centro e nel Nord Italia, per ovvie ragioni di radicamento e numero delle comunità di altri Paesi. In cima alla classifica ci sono la provincia autonoma di Bolzano (32,4 per cento), la Toscana (28,1), l’Umbria (26,8) e la Lombardia (25,3). Nel Bresciano due matrimoni su dieci. 

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