Manlio Milani è tra i candidati al Premio Vaclav Havel per i diritti umani

Il fondatore dell'Associazione familiari delle vittime di Piazza della Loggia è stato proposto da Andrea Orlando. Firma anche Liliana Segre
Manlio MIlani, presidente dell'associazione vittime della strage di Piazza della Loggia
Manlio MIlani, presidente dell'associazione vittime della strage di Piazza della Loggia
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Manlio Milani è tra i candidati al prestigioso Premio Vaclav Havel per i diritti umani, assegnato ogni anno dal Consiglio d'Europa. A proporre il nome del fondatore dell'Associazione familiari delle vittime di Piazza della Loggia e della Casa della Memoria di Brescia è stato il deputato del Pd ed ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, membro dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. 

La proposta di Milani per il Premio Havel ha come sponsor Marta Cartabia, Liliana Segre, Luigi Manconi, Vladimiro Zagrebelsky, Mauro Palma, Andrea Riccardi, che ne hanno firmato la candidatura. 

Il Premio Václav Havel per i diritti umani è un'onorificenza attribuita dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, dalla Biblioteca Václav Havel e dalla Fondazione Charta 77 per onorare l'eccezionale azione della società civile in difesa dei diritti umani. È intitolato al primo presidente della Repubblica Ceca, un dissidente del regime comunista.

Nelle motivazioni della candidatura si ricorda che Milani viene proposto come candidato al Premio Vaclav Havel per «l'azione eccezionale» all'interno della società civile per «difendere i diritti umani in Europa e altrove». Viene spiegato che Milani infatti è un «simbolo, eloquente come pochi altri, di un modello di giustizia capace di promuovere i diritti della vittima non contro, ma insieme a quelli dell'autore del reato».

Si ricorda l'infanzia trascorsa a Brescia, in una condizione economica e sociale da lui stesso definita difficile, e poi l'inizio del lavoro subito dopo le scuole elementari, con l'ottenimento della licenza media frequentando le scuole serali come operaio. «In seguito alla strage di Brescia del 28 maggio 1974, nella quale perse la moglie, Milani si dedicò ad un'incessante ricerca sulle ragioni storiche, sociali e politiche della strage. Presiedette l'Associazione delle famiglie dei caduti di Piazza Loggia e fondò un importante centro di documentazione sulla strage: la Casa della Memoria di Brescia». 

«Ha partecipato a un gruppo di dialogo con ex protagonisti della lotta armata - si legge ancora nella motivazione della candidatura - e ha svolto significative attività di informazione nelle scuole ma anche nelle carceri. Nel 1994 ha ricevuto il titolo di Commendatore dal Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, nel 2013, l'onorificenza di Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e, nel 2021, la Laurea Honoris Causa in Giurisprudenza dall'Università degli Studi di Brescia. Milani ha promosso, attraverso il confronto con diversi ex terroristi, un modello di giustizia riparativa, muovendo da un'idea di giustizia come inesauribile fiducia dell'uomo nell'uomo e nella sua intrinseca capacità di cambiamento».

«Un'idea - si legge ancora - che sostanzia il senso profondo dell'articolo 27 della Costituzione italiana, laddove lega la legittimità della pena alla sua 'tendenza alla rieducazione' del condannato. Per questo Milani ha promosso soprattutto il dialogo tra le due principali soggettività che costituiscono il reato (vittime e carnefici)».

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