Manifestazione antirazzista per l'omicidio di Civitanova: in 200 in piazza Paolo VI

Cittadini e associazioni si sono trovati nel cuore di Brescia per protestare contro quanto avvenuto nelle Marche
IN 200 CONTRO IL RAZZISMO
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Circa duecento persone hanno aderito in Piazza Paolo VI alla manifestazione antirazzista organizzata a Brescia per protestare contro l’omicidio avvenuto nei giorni scorsi a Civitanova Marche, in provincia di Macerata, dove il 39enne Alika Ogorchukwu, di origini nigeriane, è stato ucciso a calci e pugni da Filippo Ferlazzo, operaio di 32 anni di Salerno, oggi in carcere.

«Morto di razzismo a calci, pugni e indifferenza in un giorno d’estate italiana» recitava lo slogan impresso sulla locandina della manifestazione organizzata a Brescia dalla rete Restiamo Umani, attiva sul nostro territorio da quattro anni.

In piazza tanti cittadini comuni, associazioni antirazziste e di solidarietà, che si sono ritrovati dalle 19 dopo un tam tam fatto di messaggi e telefonate lanciato da Silvia Garattini, referente della rete, rimbalzato in tutta la provincia sui telefonini degli attivisti. L'iniziativa si è svolta con un microfono aperto che ha consentito a chiunque lo volesse di esprimere valutazioni sulla natura dell’orrendo omicidio, ma anche di raccontare episodi di discriminazione e violenza razziste vissute sulla propria pelle. Presenti anche l'assessore Marco Fenaroli e l'ex presidente della Casa delle Donne Piera Stretti.

  • La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI
    La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI
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    La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI
  • La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI
    La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI
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  • La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI
    La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI
  • La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI
    La manifestazione antirazzista in piazza Paolo VI

Dopo Garattini ha preso la parola la Segretaria dell’Unione Igbo, stessa comunità del 39enne ucciso a Macerata, che porta lo stesso cognome, Jane Alika. «Prego per il dolore che questa famiglia sta sopportando - ha detto -. Le vite dei neri contano come quelle di tutti. I migranti che lasciano famiglie e paesi per rifarsi una vita hanno il diritto di essere trattati umanamente». «Qualche giorno fa - ha aggiunto qualcun altro - il governo italiano ha rinnovato l’accordo con i tagliagole della Libia. Allora vi chiedo: chi è indifferente? Chi filma un omicidio o l’intera società che non si ribella a questo stato di cose?».

Infine Sokhna, ragazza bresciana di origini senegalese, ex studentessa del liceo Veronica Gambara, ha preso la parola e letto i nomi dei 49, tra uomini e donne di colore, uccisi in Italia dal 1979 ad oggi.

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