Loveparade, Duisburg caccia il sindaco

Sauerland costretto a dimettersi via referendum per la strage del luglio 2010 con tre anni di anticipo rispetto al suo mandato.
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La strage della Loveparade è una ferita difficile, se non impossibile, da rimarginare. Per le famiglie delle 21 vittime, tra le quali vi era la ventunenne bresciana Giulia Minola, per chi porta ancora i segni di quella giornata e per un'intera città, Duisburg, teatro del dramma del 24 luglio 2010.
 

Una ferita tanto profonda da causare un vero e proprio sommovimento che ha portato gli abitanti della cittadina tedesca a cacciare, con tre anni di anticipo sulla scadenza del mandato, il sindaco Adolf Sauerland. Domenica, ad oltre un anno e mezzo dai fatti, il primo cittadino è stato costretto alle dimissioni da un referendum indetto contro di lui. Nonostante non sia stato toccato dalle indagini, che hanno coinvolto finora 16 persone, Sauerland è considerato dall'opinione pubblica tra i principali responsabili di quanto è avvenuto.

In generale, gli viene contestata la gestione dell'evento, dalla preparazione allo svolgimento, in compartecipazione con la polizia e con i promotori della Loveparade. All'immagine di Sauerland non ha giovato neppure il fatto di aver impiegato quasi un anno per rivolgere le sue scuse alle famiglie delle vittime e ai 500 feriti. La città ha voluto punirlo, in attesa che dal processo emergano i colpevoli della tragedia.


Emanuele Galesi

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