Lontano dagli occhi, lontano dal cuore

«La fedeltà? in fondo, che cos’è? Non è altro che un grande prurito con il divieto assoluto di grattarsi»
Il tradimento visto attraverso il buco della serratura televisiva appare lecito
Il tradimento visto attraverso il buco della serratura televisiva appare lecito
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«La fedeltà? in fondo, che cos’è? Non è altro che un grande prurito con il divieto assoluto di grattarsi». Cosi Fabrizio De André definì quel «vecchio conformismo» di cui oggi molti cominciano a sentire la mancanza.

Lo hanno pensato guardando «Temptation Island», il reality ambientato in un relais di lusso con spiaggia privata in Sardegna nel quale si sono volontariamente richiusi un manipolo di seduttori, ingaggiati per attentare alla solidità sentimentale di alcune coppie consenzienti. Un programma estivo che ha radunato gruppetti di amiche davanti ai televisori, un po’ come fanno i maschi per le partite di calcio, benché la storica «frittatona di cipolle, tifo e rutto libero» di Fantozzi sia stata sostituita da più raffinati risottini o dal sushi, accompagnati da vino bianco ghiacciato, dolci e frutta.

Il tradimento visto attraverso il buco della serratura televisiva appare lecito poiché consente di godere dell’emozione riflessa di un piccante divertimento, evitando complicanze etiche personali. Senza l’impiego di immani fatiche, maschi palestrati e morbide ammaliatrici hanno stracciato i suggelli della fedeltà, abbattendo legami consolidati e promesse di matrimonio con una naturalezza disarmante, quasi il giudizio morale fosse stato sospeso, chiuso per ferie. Guardare da una finestra virtuale è un po’ come vivere la vita degli altri, senza subirne gli effetti pregiudizievoli.

I peccati compiuti a favore di telecamera hanno suscitato forme di voyeurismo conclamato e catalizzato l’attenzione di moltissime persone nelle quali è stato instillato il desiderio subliminale di sperimentare nuove avventure amorose. Ne derivano proiezioni di sentimenti bistrattati, esempi di uomini e donne svelati nel loro intimo, disposti a mettersi in esposizione per essere svenduti come rape, percoche o datterini a fine giornata nel mercato rionale.

Non è necessario avere una laurea in psicologia per capire che la «faccia tosta» è una delle maschere indossate per la recita della commedia umana, necessaria per nascondere le espressioni di vergogna associate all’esibizionismo. Poiché il sentimento reale non combacia con i reality, le coppie che si sono inferte reciprocamente troppi lividi non hanno retto. I maschi «cacciatori» ne sono usciti vagamente indenni, quasi vincitori, non altrettanto le tentatrici sulle quali cade l’ancestrale colpa e il discrimine di essere state prede disponibili. Mentre i pruriti che «lontano dagli occhi» hanno scavallato il divieto di grattarsi, domani saranno i graffi che segneranno per sempre la pelle.

 

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