L'ombra della mafia su Expo2015, in carcere anche un bresciano

Si tratta di Francesco Zorzi, 59enne di Castenedolo, accusato di falsa fatturazione e di riciclaggio. Ora si trova in carcere a Milano
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Il connubio tra criminalità organizzata e criminalità economica, con l’effetto di portare Cosa Nostra ad infiltrarsi negli appalti della Fiera di Milano per le manifestazioni fieristiche e per i capannoni di Expo 2015, e un «fiume di contanti in nero» che, in parte, dalla Lombardia ha preso la strada verso la Sicilia fino a raggiungere le tasche della famiglia di Pietraperzia.

È questo il quadro dell’indagine coordinata dalla Dda milanese che ha portato in carcere 7 persone e 4 ai domiciliari. Le accuse, diverse da indagato a indagato, sono associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, appropriazione indebita, riciclaggio, anche con l’aggravante di aver agevolato la mafia.

I militari del Gico della Guardia di Finanza, oltre al sequestro preventivo di beni per oltre 5 milioni di euro, hanno portato in carcere Giuseppe Nastasi, amministratore di fatto del consorzio di cooperative Dominus, il suo socio e stretto collaboratore Liborio Pace, l’avvocato (nonchè ex presidente della camera penale di Caltanisetta) Danilo Tipo e alcuni presunti riciclatori come Alessandro Moccia, il rumeno Marius Cristian Peltea, Massimiliano Giardino e il bresciano Francesco Zorzi.

Quest’ultimo, 59 anni di Castenedolo, avrebbe avuto un ruolo secondario: è accusato in particolare di falsa fatturazione e di riciclaggio. Secondo l’accusa ha emesso fatture false per più di due milioni, ma anche ripulito un milione e mezzo di euro.

Per i titolari del fascicolo, Zorzi avrebbe incassato assegni ricevuti da Alessandro Moccia e Massimiliano Giardino, ma tratti sui conti di società riconducibili a Nastasi, senza che tra le aziende di quest’ultimo e le sue vi fosse un rapporto commerciale. Una volta nella disponibilità del denaro, secondo l’accusa, Zorzi avrebbe provveduto a prelevarlo in contanti o a trasferirlo su suoi conti correnti sloveni, bulgari e rumeni. In entrambi i casi avrebbe «ripulito» provviste frutto di appropriazione indebita e, dopo essersi trattenuto una percentuale, le avrebbe restituite a chi gliel’aveva affidate. Il 59enne è in cella a San Vittore, sarà interrogato nelle prossime ore. 
 

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