Loggia 2023, Italia Viva si sfila: «L’alleanza ad oggi non è scontata»

I rappresentanti assenti al tavolo provinciale. Groli: «Quadro cambiato, non abbiamo preclusioni»
Una veduta di palazzo Loggia -  © www.giornaledibrescia.it
Una veduta di palazzo Loggia - © www.giornaledibrescia.it
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Il loro leader, Matteo Renzi, si autodefinisce «l’ago della bilancia» e tanto per i suoi avversari quanto per i suoi alleati (più o meno temporanei, a seconda dello scenario politico che via via va definendosi) è quasi sempre una variabile indecifrabile fino all’ultimo. E lo sarà anche in città, in vista di Loggia 2023: Italia Viva si sfila ufficialmente da un patto preconfezionato con il centrosinistra. Lo ha conclamato venerdì sera, con un’assenza tutt’altro che prevista e tutt’altro che inosservata, dei suoi rappresentanti al tavolo provinciale che riunisce l’attuale compagine di maggioranza (di cui Iv, in Comune, fa parte) in città e provincia.

Ma a non passare inosservato, giorni fa, è stato anche l’abbandono della chat comune da parte del consigliere comunale e vicepresidente della Provincia, Guido Galperti. In molti si sono interrogati sulle ragioni, dubbi che ora trovano una risposta.

Giochi aperti

A rompere gli indugi è il segretario provinciale di Iv Gianbattista Groli, che conferma: «Ci siamo riuniti e abbiamo concluso che non fosse necessario in questa fase discutere di Loggia: le questioni su cui ora concentrarsi sono altre e, comunque, il tema è semmai in che direzione si vuol portare la città». La frase non resta sibillina, anzi, è il prologo di una posizione limpida: «Il nostro appoggio all’attuale coalizione di centrosinistra non è affatto scontato, perché il quadro politico è in evoluzione anche a livello nazionale. Siamo interessati a creare una coalizione omogenea e coesa sui programmi, più spostata al centro. Nella maggioranza ci sono una serie di temi irrisolti e questa coesione non c’è». Insomma, per Iv la palla è esattamente al centro: quando si scopriranno le carte dei programmi, valuterà a che tavolo sedersi.

Il partito di Renzi parteciperà o no alle consultazioni del sindaco? «Ne parleremo e valuteremo se andare o no». Di certo - rimarca Groli - «non c’è da parte nostra alcuna preclusione verso alcun partito: valuteremo il migliore candidato e programma e sceglieremo di conseguenza».

La riunione

Un boccone amaro da digerire, questo di Iv, per il centrosinistra. Tutti i coordinatori a taccuino aperto mantengono le bocche cucite (il segretario provinciale Dem Michele Zanardi, contattato, non ha proprio risposto al telefono). Ma lo schema di gioco è chiaro e la riunione è servita a condividere la direzione da intraprendere sulle diverse questioni.

Metabolizzate le parole del sindaco Emilio Del Bono (che in un colpo di decisionismo aveva annunciato un giro di consultazioni e circoscritto la scelta del suo successore tra Laura Castelletti, Federico Manzoni e Valter Muchetti), l’intento ora è di unire il percorso tracciato in autonomia da Del Bono a quello che il tavolo del centrosinistra intende intraprendere. Tradotto (e qui sta il primo messaggio per il sindaco): i partiti non intendono restare in disparte a guardare. Non solo. Bene i tre nomi indicati dall’attuale numero uno di Palazzo Loggia, sui quali non c’è alcuna pregiudiziale, ma per il candidato del 2023 la coalizione intende ragionare su una rosa più ampia di papabili frontman (secondo messaggio per il sindaco).

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Durante la riunione di ieri ne sono stati elencati altri quattro: l’avvocato Mario Gorlani, il rettore dell’Università di Brescia Maurizio Tira, il vicepresidente di A2A Giovanni Comboni e il giornalista Massimo Tedeschi. In molti hanno poi chiesto che si allarghi il dialogo anche ad altre forze della città (messaggio numero tre: non ci si fermi all’attuale alleanza), a partire dall’associazionismo ma senza lasciare inesplorato un possibile confronto col M5s.

Quindi, l’ultima esigenza: che Del Bono possa essere presente al prossimo conclave, che sarà convocato «a stretto giro». Ed ecco il messaggio numero quattro: i partiti si confrontano con tutti gli interlocutori, apertamente. Perché - per dirla con le parole di uno dei coordinatori provinciali - «in una coalizione, del resto, è così che si fa. Anzi: è così che si dovrebbe fare».

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