L’obolo della vedova e quello di Paperone

Ha fatto scalpore la notizia che l’ex moglie di Jeff Bezos, MacKenzie, abbia destinato in beneficenza metà dei 37 miliardi di dollari ricevuti dal fondatore di Amazon e patron del Washington Post come buonuscita dopo il divorzio. L’ex signora Bezos ha infatti aderito a Giving Pledge, la campagna filantropica lanciata da Bill Gates e Warren Buffett che impegna (pledge) i miliardari aderenti a destinare metà o più dei loro averi a scopi umanitari. MacKenzie non ha fornito molti particolari. In realtà i Bezos si erano già distinti per aver sostenuto programmi di ricerca sul cancro e di educazione, per giovani immigrati senza documenti e per senzatetto.
L’alto ammontare della donazione ha però risollevato in Usa anche qualche domanda. Da un lato, sulla trasparenza nell’uso del denaro di questa e altre donazioni, veicolato nei progetti da fondazioni private, e dall’altro, sull’impatto delle stesse, che in Usa consentono a chi le fa di beneficiare di un favorevole regime fiscale, sugli introiti erariali generali. Certo, l’evangelico «obolo della vedova» è destinato a restare sempre al di sopra di ogni sospetto, non così quello di Paperone anche quando sembra ispirarsi - ed avviene sempre di più pure in Italia - alla positiva idea di renderlo una forma di restituzione agli altri di quanto avuto in sorte. Eppure come non considerare fortunata la terra dove vi siano ricchi disposti a sfidare questo rischio aprendo il loro cuore (e portafoglio) nei confronti di chi non ha avuto la loro… fortuna?
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato