L'intelligenza artificiale? Non è questione di generazioni

Una riflessione a partire dalla nomina di Giuliano Amato a presidente della Commissione sugli algoritmi
Intelligenza artificiale - © www.giornaledibrescia.it
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È certo, purtroppo, che l’Italia è una nazione fondata sulla gerontocrazia più che sul lavoro. E la nomina di Giuliano Amato a presidente della Commissione sugli algoritmi è ovviamente legata alle scelte della politica - come conferma il disappunto della premier Giorgia Meloni al riguardo - ma c’è il rischio di impostare in termini di conflitto generazionale un tema che, per contro, avrebbe bisogno di essere appunto promosso e divulgato presso l’opinione pubblica. Perché l’idea che da una parte ci siano i giovani programmatori e dall’altra i «vecchi politici» che non capiscono gli algoritmi non fa avanzare il dibattito né la consapevolezza dell’opinione pubblica su queste questioni, che costituisce la priorità, insieme alla regolamentazione (per quanto possibile). 

Il modello non è Elon Musk (il «giovane» genio delle tecnologie con un approccio anarcolibertario e nessuna attenzione per l’etica), né chi si è esclusivamente dedicato - ancorché legittimamente - alla ricerca tecnologica; occorre sensibilità politica e sociale, per temi che vanno dalle ricadute occupazionali delle nuove tecnologie alla alfabetizzazione digitale ai nodi della democratizzazione e del controllo; e per questo chi ha operato tutta la vita nelle istituzioni e si è occupato di politica e di questioni etiche collegate allo sviluppo della scienza costituisce una scelta opportuna, a meno di volerci affidare tutti quanti alla finta neutralità dell’Ideologia Californiana e del tecno-determinismo. Anche perché la Commissione si occuperà dell’impatto dell’intelligenza artificiale sull’informazione e sull’editoria, e non sull’«universo mondo».

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