L'ex boss: «Non anticipo più soldi per lo Stato»

Nunzio Perrella vuole collaborare con la Procura nell'inchiesta sui traffici di rifiuti ma non intende anticipare le spese di viaggio
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Non vuole ritirare la mano dopo aver gettato il sasso, «voglio collaborare con la Procura di Brescia», ma di anticipare soldi proprio non ci pensa. «Ma fatemi spiegare bene cosa intendo» dice al telefono Nunzio Perrella, ex boss della ’ndrangheta, tra i primi collaboratori di giustizia in Italia negli anni ’90. «Non sono un mercenario». Quel titolo «l’ex pentito promette nomi, ma chiede soldi alla Procura» pubblicato dal nostro giornale il 24 febbraio proprio non gli è piaciuto.

«Appaio come un mercenario e non è affatto così». Perrella da novembre, da quando è stato ospite della trasmissione Nemo su Raidue, è diventato la gola profonda sul traffico di rifiuti illeciti nel Bresciano. O così sembra. Il procuratore aggiunto Sandro Raimondi lo ha ascoltato come persona informata sui fatti e nel corso di un faccia a faccia durato ore l’ex boss ha fatto nomi di imprenditori e di comuni bresciani dove i veleni sarebbero stati scaricati per anni. Ma quando il magistrato lo ha richiamato per un secondo interrogatorio ha risposto picche. «Non voglio anticipare le spese del viaggio» ha detto, salvo poi presentarsi a Brescia due giorni dopo per presentare il suo libro sui rifiuti.

Episodio che ha creato qualche fastidio in Procura. «Mettiamo subito in chiaro: i miei viaggi per la promozione del libro sono pagati dall’editore e io non ci metto soldi». E lo stesso Perrella vorrebbe che facesse anche la Giustizia. «Non sono un carabiniere, non sono un poliziotto, non ho protezione e non faccio parte dello Stato. Sono un pensionato e perchè devo mettere io il denaro che poi forse mi viene rimborsato solo anni dopo? Se il Ministero anticipa le spese per la trasferta io sono a disposizione come sempre. Ma visto che devo ancora ricevere rimborsi per i miei anni di collaborazione adesso voglio tutelarmi».

La richiesta di Nunzio Perrella pare essere rimasta in sospeso. «Sono ancora in attesa di avere una risposta dalla Procura di Brescia. Credo che il magistrato con il quale ho parlato stia facendo un buon lavoro sul traffico dei rifiuti. Se voglio ci sono. Questo però non voglio che suoni come un ricatto. Sono solo stanco di anticipare i soldi per lo Stato». Caso bresciano. Sul tema rifiuti il ritornello dell’ex boss non cambia. «Ribadisco che posso portare gli inquirenti sulle discariche bresciane dove sono presenti rifiuti illeciti». In tv parlò di fatti datati e citò «Montichiari, Rovato, Ospitaletto e Castegnato» come di terre «dove abbiamo scaricato di tutto».

Ma oggi? Questo è il punto. Quanto c’è di attuale nelle parole di Nunzio Perrella. «I comportamenti di 30 anni fa sono gli stessi di oggi. Cosa è cambiato? Che prima se un esterno conosceva qualcuno poteva entrare nel traffico di rifiuti, mentre ora gestiscono tutti i grandi consorzi». Per l’ex boss il malaffare è nelle pieghe dei subappalti. «Ogni trasportatore autorizzato a portare i rifiuti si affida a 14-15 padroncini che non sono autorizzati e ai quali viene caricato di tutto. Illecito e lecito e loro non sanno nulla.Questi movimenti - rivela - creano difficoltà nelle indagini perchè arrivare a monte della catena e scoprire chi ha dato ordine di scaricare veleni diventa complicatissimo».

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