Le prime sbronze alle medie: rischio alcol tra i giovanissimi

Dopo il caso di Sellero le analisi dell'Ats di Brescia tra valutazione della situazione e iniziative di prevezione
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Imitano gli adulti, assumono comportamenti a rischio e quasi di sfida. Anche nell’abuso di alcolici. L’ultimo caso in ordine di tempo lo scorso fine settimana, durante una festa organizzata a Sellero. Dove una ragazzina, di 12 anni appena, è stata soccorsa, priva di sensi, e poi ricoverata in ospedale per un’intossicazione etilica. Il fenomeno, allarmante, è noto come “binge drinking”, il consumo smodato di bevande alcoliche: più di sei bicchieri in un’unica serata. E a rischiare di più sono proprio gli adolescenti.

La conferma arriva da una recente indagine condotta nelle scuole medie dall’Ats di Brescia. “In prima l’8% degli intervistati dichiarava di essersi ubriacato almeno una volta nell’ultimo mese, in terza il dato raggiungeva il 15%” spiega Carmelo Scarcella, direttore dell’ATS. Anche l’Istat nel 2016 ha evidenziato che il consumo di alcolici in Italia è in generale calo, ma la sbronza del fine settimana è pratica diffusa per un giovane su 5 tra gli 11 e i 17 anni e nel 7,5% dei casi arriva a provocare malori, fino ai casi estremi di coma etilico che impongono il ricovero.  Raramente però si tratta di situazioni che vengono intercettate dai servizi dedicati alle dipendenze pubblici o convenzionati.

“Nel 2016 sono state 1437 le persone che si sono rivolte a questi servizi, ma solo una aveva un’età inferiore a 18 anni” prosegue Scarcella.

Molto più utile dunque è la prevenzione, che l’ATS ha avviato dal 2011 nelle scuole medie, facendo leva sulla formazione degli insegnanti, e fin dal 2000 nelle superiori con una metodologia che garantisce il massimo coinvolgimento dei giovani. “476 studenti-educatori che hanno seguito un percorso di formazione in Ats  - sottolinea il direttore generale - e che hanno poi sensibilizzato 4500 coetanei”.

 

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