Le piastrine del soldato Grazioli tornano a casa dopo 80 anni

Trovate ad Anagni l’estate scorsa, sono state riconsegnate al figlio che vive a Calcinato: «Una grande emozione»
PIASTRINE MILITARI RITROVATE
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«Un bel regalo, una grande emozione»: Angelo Grazioli è di poche parole, ha la voce rotta e la testa piena di ricordi del padre che escono da quel cassetto della memoria dove li custodisce. Ha tra le mani le piastrine militari del padre Umberto ritrovate ad Anagni (Frosinone) l’estate scorsa, riaffiorate da un passato lontanissimo, la Seconda guerra mondiale.

Il ritrovamento

Tutto comincia in un caldo pomeriggio di agosto con una telefonata arrivata al Giornale di Brescia. Ivan Quinselli, giornalista e appassionato di storia di Anagni, ci racconta di aver trovato, durante un’escursione con i fratelli Gabriele ed Enea, due piastrine militari: sopra hanno incisa la scritta «Umberto Grazioli di Anselmo Brescia». Ha anche già per le mani il foglio matricolare con i dati del soldato che risulta essere nato nel 1915 a Montirone, all’epoca frazione di Borgosatollo. Al sindaco Giacomo Marniga basta poco per risalire ai parenti ancora viventi che si sono trasferiti da pochi mesi a Calcinatello.

I Quinselli, nel raccontarci questa storia che emerge dal passato, ci chiedono anche di aiutarli nella ricerca e di consegnare per loro i cimeli ai parenti in vita di Umberto. Ce li spediscono e nel frattempo riusciamo a contattare il nipote del soldato, che si chiama proprio come il nonno. All’inizio è diffidente, ma poi capisce che è tutto vero e riferisce al padre della scoperta. Seguono le vacanze, la malattia, un lutto in famiglia fino a ieri quando, finalmente, consegniamo al figlio di Umberto Grazioli, Angelo, le due piastrine.

La consegna

Lo troviamo nella sua casa di Calcinatello indaffarato a sistemare cortile e casa. Ci racconta del padre «tanto buono con i figli». «Ringrazio di cuore chi ha trovato questo bel ricordo - ci dice mentre osserva quel che resta delle piastrine identificative ormai ossidate e consumate dal tempo e dagli eventi atmosferici - e che non le ha buttate come avrebbe potuto fare». Insieme alle placche c’è anche una lettera dei Quinselli nella quale raccontano del ritrovamento e ringraziano tutti coloro che si sono prodigati per arrivare fin qui. «All’inizio credevo fosse una truffa o uno scherzo - continua -, e anche le persone alle quali l’ho raccontato mi avevano messo in guardia dai malintenzionati, ma poi i documenti che ci avete inviato non lasciavano dubbi».

Ci resta il dubbio di come quelle piastrine siano arrivate a Villamagna di Anagni. Umberto non ne ha mai fatto cenno ad Angelo: «Mi ha parlato della guerra, ma di questo no. Poi è morto a soli 53 anni». Quando il figlio ne aveva 21. Possiamo solo ipotizzare che, come molti, le abbia gettate dopo l’8 settembre del 1943 quando, con l’Italia nel caos, in molti si liberavano di qualunque cosa potesse identificarli come soldati. Per Umberto, del 4° Reggimento Artiglieria Contraerei, «sbandatosi» con l’Armistizio, come recita il foglio matricolare, il congedo arriva solo il 28 agosto 1945. Una curiosità che resterà.

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