Le dicono: «Guarirà in quattro giorni». Muore 12 ore dopo

Dolori lancinanti all’addome. L’arrivo dell’ambulanza. Il trasferimento al pronto soccorso del Città di Brescia. La visita dei medici. Le dimissioni. E la morte. Una sequenza velocissima, inarrestabile che ha condotto una 86enne signora di casa in città da uno stato di benessere, almeno apparente, al decesso e che si è tradotta nell’apertura di un fascicolo per omicidio colposo a carico dei tre medici della clinica che si sono occupati di lei tra l’una e le 12 dello scorso sabato 17 luglio.
Secondo quanto si apprende da fonti investigative l’anziana sarebbe morta in seguito alla diseccazione della aorta addominale, il grosso vaso sanguigno che attraversa la cavità addominale. A stabilirlo l’autopsia disposta dal sostituto procuratore Carlotta Bernardini ed eseguita la scorsa settimana dai medici dell’istituto di medicina legale dell’ospedale di Verona. Di diagnosi invece non ci sarebbe traccia nella cartella clinica redatta dai sanitari della clinica di via Gualla finita agli atti dell’inchiesta.
I dottori avrebbero registrato le prime informazioni dalla voce dell’anziana, arrivata sola al pronto soccorso per le limitazioni imposte dalle normative antiCovid nonostante le proteste dei suoi famigliari. Dalla sua voce avrebbero preso atto di un forte dolore all’altezza dell’ipocondrio destro e dell’epigastrio, per poi affidarle una prognosi di guarigione in quattro giorni «salvo complicazioni» e dimetterla senza una diagnosi delle fitte.
A questo punto, rassicurata dalla previsione di guarigione tranquillizzante, la signora torna a casa. A casa si lamenta ancora, ma non si lascia convincere dai figli a rivolgersi ad un’altra struttura ospedaliera. Anzi. «Passerà» dice alla figlia, prima di assumere un antidolorifico e coricarsi. Non si sveglierà più. Muore nel suo letto, poco più di dodici ore dopo essere stata dimessa dall’ospedale. A scoprirlo è proprio la figlia.
Il suo strazio non passa inascoltato. Viene percepito nitidamente dai vicini. A casa dell’anziana arriva un’ambulanza e con questa anche una pattuglia della Polizia. L’indagine parte seduta stante. Il pm di turno raccoglie la cartella clinica e le testimonianze. Dispone l’autopsia prima di dare il suo nulla osta alla sepoltura dell’anziana. Vuole capire cos’è stato fatto e cosa no. Se la dissecazione dell’aorta addominale poteva essere evitata o se nulla avrebbe potuto sottrarre la signora al drammatico esito al quale è andata incontro. Vuole stabilire se tra la condotta dei medici e l’epilogo senza ritorno vi sia un legame di causa effetto: se vi sia stata una colpevole sottovalutazione dei sintomi, una diagnosi inadeguata. Se vi sia stata colpa medica oppure se l’unica colpa sia da addebitare al destino.
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