L'appello di Cuperlo da Brescia: «Serve tornare al modello Ulivo»

Il candidato alla segreteria del Pd ospite nella sede del partito in via Risorgimento
Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria nazionale del Pd - © www.giornaledibrescia.it
Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria nazionale del Pd - © www.giornaledibrescia.it
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Quando lo si chiede a bruciapelo alla platea, la risposta suona così: «Perché ha sempre saputo restare nel partito, sia quando condivideva la linea della segreteria sia quando, conclamandolo, la criticava».

La domanda «perché bisognerebbe votare Gianni Cuperlo e in cosa è differente rispetto agli altri candidati?» non destabilizza chi, domenica mattina, ha scelto di ascoltare le ragioni dell’ex presidente del Pd, che ha deciso al fotofinish di condurre da frontman la corsa per la guida della segreteria nazionale, presentando nella sua mozione «una promessa democratica»: quella di una compagine politica che torni a definire con chiarezza la propria identità e nella quale «ci dev’essere sempre posto e voce per tutte le componenti che hanno fondato il Pd».

Ad accoglierlo e ad introdurlo - nella sede provinciale dem di via Risorgimento, in città - sono stati Franco Tolotti (coordinatore bresciano di Promessa democratica), il presidente del Consiglio comunale in Loggia Roberto Cammarata, il presidente dell’Assemblea regionale del Pd Claudio Bragaglio e Alberto Semeraro (Cgil), con Miriam Cominelli in collegamento dal gazebo di Travagliato, dov’era impegnata per la campagna elettorale lombarda.

Quella di Cuperlo è la candidatura di una sinistra che ha storia e tradizione dentro il partito e che, in questi anni, è stato quasi «schiacciato» dentro le istituzioni, svuotando così l’apparato politico cuore. «Bisogna passare dal partito del leader a quello della leadership collettiva, ricordando che non si può essere leader di troppe cose insieme» insomma, per dirla con le parole di Tolotti. (Anche) per questo Cuperlo parla di rifondare il Pd guardando all’Ulivo: «Abbiamo due compiti. Opporci all’ideologia di questa destra che premia gli evasori e punisce la povertà e questo lo si fa attrezzando un’alternativa credibile sul terreno concreto dei bisogni che oggi non trovano risposta: un esempio è il diritto a curarsi in un Paese in cui, a causa di tempi d’attesa lunghissimi, i cittadini sono in balia di una sostanziale privatizzazione della sanità. L’altro compito è dotare di nuovo la sinistra di un pensiero sul mondo, sulle trasformazioni e i conflitti che lo investono, dalla guerra in Europa a quell’emergenza climatica che scuote la coscienza dei giovani».

Nuova identità, certo, ma anche antiche abitudini da recuperare. Come l’ascolto delle parti sociali: «Il sindacato ha una funzione essenziale e pensare di scavalcarne il ruolo è stato un limite - non fatica a dire Cuperlo -. Penso a una legge sulla rappresentanza per disboscare la giungla di contratti scritti per aggirare regole e tutele. Senza dare voce e potere ai nostri iscritti la deriva è di un ceto politico che si occupa del proprio destino più che di quello degli altri. La proposta di una rete di Comitati per l’alternativa alla destra nasce dall’esigenza di allargare il campo e coinvolgere i tanti che hanno continuato a pensare e avanzare idee per una società meno diseguale».

Se gli si chiede delle alleanze cita Norberto Bobbio quando, ammonendo la sinistra italiana, disse «discutono del loro destino senza capire che dipende dalla loro natura. Decidano qual è la loro natura e avranno chiaro anche qual è il loro destino» e dice che oggi - per la condizione in cui si trovano i dem - è un concetto che calza a pennello: «Discutiamo delle alleanze e delle liste senza capire quali sono le nostre politiche». Su un punto però il candidato alla segreteria è granitico: il progetto costruito «attorno a Pierfrancesco Majorino è competitivo e fondamentale: vincere in Lombardia sarebbe una svolta con risvolti capaci di andare ben al di là dei confini regionali».

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