Lamarmora e termovalorizzatore, cresce il pressing su A2A

Vilardi (Fi) e Ghidini (M5s): «Via subito il carbone». Emilio Del Bono: «Dobbiamo essere un modello, su ambiente e innovazione»
A2A, IL PIANO E LE CRITICHE
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Doveva essere una commissione dedicata al piano industriale di A2A, con ospiti i vertici dell’azienda, il presidente Giovanni Valotti e l’AD Valerio Camerano. Invece quella andata in scena ieri pomeriggio, nell’aula del Consiglio comunale, è stata una discussione incentrata sul progetto di decarbonizzazione della Centrale di Lamarmora e sul ruolo del termovalorizzatore nel fabbisogno energetico della città, argomenti già in calendario nella nuova commissione di lunedì.

Così un appuntamento su progetti e prospettive della più importante partecipata di palazzo Loggia (il Comune di Brescia ha in portafoglio il 25% di A2A e controlla la società insieme al Comune di Milano) si è trasformato in un dibattito sul ruolo degli impianti che alimentano la rete del teleriscaldamento cittadino.

Da una parte, riguardo al piano di decarbonizzazione - un progetto da 70 milioni di euro che partirà nel 2019 per concludersi nel 2022 - il dubbio sollevato da Paola Vilardi (Forza Italia) e Guido Ghidini (M5S) è: «Perché non viene fatto subito? Perché non bloccare ora l’uso del carbone? Perché aspettare il 2022?».

Il confronto sul termoutilizzatore (Tu) è partito dal nome. «Si chiama "inceneritore" - ha esordito Guido Ghidini - basta chiamarlo termovalorizzatore». E visto che A2A continua a investire sull’impianto (62 milioni per i nuovi filtri), «come si concilia questa politica con le linee programmatiche della giunta Del Bono che puntano alla riduzione di un terzo dei rifiuti bruciati?» ha insistito il capogruppo del M5S, seguito da Vilardi.

Le conclusioni del sindaco Emilio Del Bono hanno rimescolato le carte. «Giusto che l’AD difenda l’azienda, ma mio compito, da sindaco e azionista, è chiedere che A2A faccia sempre di più. Dobbiamo essere un modello, su ambiente e innovazione».

 

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