La storia. L'immensa gioia di Lorenzo racchiusa in un calcio a un pallone

DESENZANO
Lorenzo ha dieci anni. Sorride e calcia il pallone, quando lo mette in rete corre verso il papà e si passa la mano davanti al viso come Fabrizio Miccoli. Con lui esulta anche Francesco, sette anni, maglia di Ronaldinho e spalla ideale di Lorenzo. I due fratelli sono inseparabili: dove c'è uno trovi anche l'altro. In questo caso sul campo sintetico a cinque del Tre Stelle, prima di una partita ufficiale dei Pulcini 2001 della Pro Desenzano.
Sembra una storia come tante altre, ma in realtà così non è: perché Lorenzo soffre di una spasticità motoria causata da un'asfissia perinatale e quando è nato i dottori sono andati da Fabio e Ubalda Gherardi, papà e mamma, con la frase che nessun genitore vorrebbe sentire: «Signori, non sappiamo se vostro figlio passerà la notte». Quella notte l'ha passata, ma dopo quasi un mese di terapia intensiva e rianimazione è arrivata la seconda mazzata: «La risonanza magnetica dice che trascorrerà una vita da vegetale».
Invece Lorenzo sorride, corre, gioca a calcio grazie alla tenacia di due genitori fantastici, a quella dei nonni Manfredo e Lorenzo che sempre hanno creduto nei progressi del nipote, alla scommessa di una società che ha deciso di abbracciarlo, di farlo entrare nel gruppo, di farlo sentire bambino a tutti gli effetti. Tanto da far dire oggi a Fabio e Ubalda: «Il calcio gli ha dato un motivo per vivere».
Dalla paura alla passione per il calcio
La Pro Desenzano è una società con oltre 1.200 soci e cinque settori dedicati allo sport. C'è chi gioca per vincere, chi lo fa solo per divertirsi. Questo è ad esempio il motto dei Pulcini a cinque anno 2001, quelli in cui gioca Lorenzo. Che veste la maglia numero 2, ma adora stare vicino alla porta avversaria. Il papà gli ha trasmesso la passione per il calcio e per l'Atalanta (ma sorride quando gli dico che io tifo Brescia) e ora lo guarda felice mentre calcia il pallone ufficiale della Champions League.
Fabio e Ubalda hanno mandato una mail al nostro giornale per ringraziare tutti gli allenatori della Pro Desenzano, per abbracciare coloro che con impegno hanno regalato a Lorenzo la gioia, quella che traspare dai suoi occhi. La stessa che facilmente si coglie arrivando al campo di Desenzano.
«Lorenzo è invalido civile al cento per cento - raccontano i genitori - va a scuola regolarmente ma viene seguito da un neuropsichiatra infantile, da un logopedista e da un fisioterapista». Loro non lo dicono, ma con pochissimo aiuto statale e con costi non indifferenti. «L'asfissia al momento della nascita - proseguono con gli occhi lucidi - ha fatto sì che dalla Poliambulanza di Brescia sia stato subito portato all'Ospedale Civile. "Rischia di non passare la notte, di restare un vegetale per tutta la vita", le parole dei medici. Quelle che una madre non vorrebbe mai sentire». Da lì è iniziata la battaglia della famiglia Gherardi contro la malattia. Armi semplici ma efficaci: tenacia, testardaggine, amore sconfinato, l'affidarsi a Padre Pio al quale sono devoti.
Gli allenamenti e la partita
«Ci dissero di aspettate prima di fargli fare fisioterapia - ricorda la mamma - invece dopo quattro mesi Lorenzo era già al lavoro. A quattro anni ha iniziato a camminare, ma le difficoltà erano enormi così come nell'esprimersi. Poi è nato Francesco ed è scattato qualcosa, forse la responsabilità di diventare il fratello maggiore: sta di fatto che Lorenzo è migliorato a vista d'occhio».
Un primo passo verso la felicità, completato dal calcio. «Ha il terrore dell'acqua, avvicinarlo alla piscina è impossibile. Lorenzo però ama il pallone e così un anno fa, quando abbiamo portato Francesco alla Pro Desenzano, ho parlato con il responsabile Adriano Bertazzi chiedendo se anche Lorenzo avrebbe potuto far parte del gruppo. È arrivata subito una risposta entusiasta e il risultato è sotto gli occhi di tutti». In un anno infatti Lorenzo, che anche a scuola è circondato dall'amicizia dei compagni e dall'affetto delle maestre, si è trasformato. «Fa due allenamenti a settimana e la partita. Chiediamo agli avversari e all'arbitro se non hanno problemi a farlo giocare, abbiamo sempre trovato massima disponibilità. Il fisioterapista ha detto che i progressi a livello di postura e di muscolatura sono stati eccezionali. Lui sa che è diverso dagli altri, ma il calcio gli ha dato un motivo di vita». Fabio e Ubalda, che con altri hanno fondato la onlus «Un sorriso di speranza» che si occupa di sostegno e integrazione di bambini disabili, hanno ora un motivo in più per sorridere. E il loro volto splende come quello di Lorenzo, che tira calci a un pallone.
Gianluca Magro
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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