La prima lavatrice non si scorda mai

Le emozioni che segnano la nostra esistenza
Delle lavatrici
Delle lavatrici
AA

Quando la primavera iniziava ad affacciarsi con i suoi tepori misi a dimora nel mio orto due piantine di topinambur. Durante i lunghi e caldissimi mesi estivi sono cresciute e si sono fatte rigogliose, con loro serve molta pazienza.

Il carciofo di Gerusalemme, o girasole del Canada o elianto tuberoso, è infatti una pianta del genere helianthus con infiorescenza a capolino (mi scuso per l’inutile sfoggio di cultura), il tubero è appunto sotto terra attaccato alle radici.

Una piantina non ha compiuto il suo percorso perché ritenuta da mia nonna erbaccia e quindi sradicata (preferisco non fare commenti in merito), la seconda è scampata alla furia estirpatoria della predetta. In questi giorni ho zappettato e raccolto il primo topinambur, l’ho esibito con entusiasmo a mia sorella che l’ha bocciato senza appello: non sa di nulla. A me è piaciuto.

È stata comunque una prima volta molto emozionante, di quelle che non si dimenticano. Negli stessi giorni, per un gradevole scherzo del destino, ho vissuto un’altra prima volta, nello specifico ha trovato spazio a casa mia una lavatrice: la prima, appunto. È una lavasciuga a voler essere precisi. Mi siedo davanti a lei e l’ammiro, è molto elegante. Come primo approccio ho lavato delle salviette, quelle bordeaux hanno deciso di contaminare anche le altre, ora sono tutte virate verso un osceno rosino, non importa però: ci si conosce un po’ alla volta.

Poi è meglio. Quando le passo accanto la sfioro per apprezzarne le linee perfette. A gennaio compirò cinquant’anni, affrontare il compleanno con lei mi farà sentire più sereno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato