La Perpetua ultracentenaria

Come cambiano nel tempo i punti di riferimento
Perpetua e don Abbondio in una stampa - © www.giornaledibrescia.it
Perpetua e don Abbondio in una stampa - © www.giornaledibrescia.it
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Questa rubrica non nasce dalla vanagloria del suo autore. Questa rubrica nasce con una precisa finalità divulgativa, financo didattica. È una piccola oasi, un Eden, dove la natura viene raccontata senza sicumera, senza egocentrismo. Premesso questo, ero a fare la spesa quando incontro la mia insegnante di italiano delle medie. La professoressa Adriana mi ha confessato di essere una mia fedele lettrice domenicale, nei suoi occhi ho letto anche quello che le parole non hanno espresso: «Sono molto orgogliosa di averti avuto come alunno, sono quelli come te che hanno dato un senso alla mia vita di insegnante».

Tra i molti meriti della prof. Adriana (una donna straordinaria che con il marito Dino, anche lui docente, ha incarnato al meglio la capacità di trasmettere la cultura ai giovani) c’è quello di avermi fatto scoprire il mio libro preferito: «I promessi sposi». Allora mi riconoscevo nel povero Renzo, l’antieroe che lotta per difendere l’amore della vita; poi in fra Cristoforo, che dedica la vita a emendare un errore giovanile; quindi sono passato a don Abbondio, l’uomo mediano che riesce sempre a schivare i colpi della vita. Oggi il mio riferimento è Perpetua, che a quarantadue anni si era messa al servizio del sacerdote rifiutando (diceva lei) due pretendenti che la volevano sposare, le sue amiche (malelingue) dicevano invece che «non aveva trovato nessun cane che la volesse».

Swami Sivananda è un uomo indiano di 123 anni, quando gli hanno chiesto il segreto di tanta longevità lui ha risposto: non mi sono mai sposato. Siamo tutti Perpetua

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