La nostalgia è come il vento di ponente

L’altra sera ho trovato un po’ di fresco al cinema all’aperto. Ogni tanto arrivava una folata di vento che profumava di limoni e gelsomino. Qui al mare, l’arena offre un’atmosfera quasi familiare, molto diversa dalle anonime multisala in città. Il cielo stellato e le sedie di legno mi hanno rammentato quando andavo al cinema parrocchiale, dove la platea era simile a quella del «Nuovo Cinema Paradiso».
Se ci penso mi sembra ancora di vedere la mamma del prete che sorvegliava ragazzini foruncolosi e teneva d’occhio gli innamorati che si nascondevano nel buio. Sul soffitto, attraversata dalla luce del proiettore, stagnava una nuvola di fumo che impuzzoliva tutti gli spettatori. Quando i ricordi vengono smossi creano onde di malinconia che si allargano come cerchi nell’acqua. Prende spunto da questo il film «Nostalgia» che inizia con la frase di Pier Paolo Pasolini: «La coscienza sta nella nostalgia. Chi non si è perso non ne possiede».
La storia, tratta da un racconto di Ermanno Rea, da forma al senso di scollamento che si porta dentro chi torna nei luoghi dove è cresciuto e per la gente è diventato quasi un estraneo. Mostra il disorientamento di chi è appeso a tradizioni nelle quali si riconosce a malapena e non si sente più né carne né pesce. Ognuno nutre i suoi rimpianti e impara a conviverci, come si fa con certe malattie endemiche. La nostalgia delle proprie radici è un malessere sordo che diventa il bagaglio di ogni emigrante. È un magma incandescente formato da assenze e chilometri di separazione che riempiono una caldera di sentimenti pronta a esplodere come un vulcano. C’è chi rimpiange un amore rimasto in sospeso e chi non guarisce mai dal dispiacere per la perdita di un congiunto o per un’amicizia interrotta.
C’è chi prova nostalgia per la giovinezza svanita e si rammarica per non aver colto le occasioni che non torneranno più. La malinconia è la Rosa dei venti di ogni uomo. Non è posizionata nel Mar Ionio ma nella profondità delle sue passioni. È come il maestrale che spira da nord-ovest verso Roma, la «magistra mundi» dei nostri avi, e indica la via maestra verso Venezia. Ma se la vita è un mare dove non ci sono taverne, la nostalgia è un vento di ponente che soffia verso la costa e può sempre riportarci a casa.
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